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Togo: «Concretizziamo le promesse e gli impegni»

In Togo, la crisi politica aperta da agosto 2017 rimane profonda. Mentre il dialogo inter-togolese lanciato il 19 febbraio sotto la mediazione del presidente del Ghana Nana Akufo-Addo non sembra progredire, è prevista una road map della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale  per sbloccare le discussioni. Le chiese membro della Cevaa, l’Eept, la Chiesa evangelica presbiteriana del Togo e l’Emt, la Chiesa metodista del Togo stanno attivamente spingendo per la risoluzione della crisi. Preghiere (un culto per la pace si è svolto domenica 29 luglio), ma anche molti appelli alla ragionevolezza. Una prima comune lettera pastorale è stata resa pubblica lo scorso febbraio, e una seconda ha visto la luce nei giorni scorsi. Si tratta di «un appello rivolto alle comunità evangeliche presbiteriane e metodiste in questi tempi di grande attesa per una felice risoluzione della lunga crisi socio-politica che compromette lo sviluppo del nostro paese».

Segue un’analisi della situazione in corso: «Lo scorso febbraio avevamo accolto con favore l’apertura di un dialogo fra i diversi attori politici, tristi protagonisti di questa crisi che dura dallo scorso agosto, aiutati anche da paesi fratelli e dalla Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale. Nonostante i tempi lunghi delle discussioni e dei veti non abbiamo mai perso la speranza per una soluzione fruttuosa della situazione…ma la crisi dura oramai da troppo tempo e deve per questo trovare il suo epilogo. Le lacrime scorrono notte e giorno, per i morti per spada, per fame, nei campi, nelle città».

Sono mesi che le opposizioni scendono in strada per protestare contro le ennesime modifiche della Costituzione del paese, volte a consentire un ulteriore candidatura all’attuale presidente Faure Gnassingbe, al potere dal 2005 dopo la morte del padre Eyadéma che a sua volta era stato ininterrottamente alla guida della nazione dal 1967, anno del colpo di stato militare. Una dittatura familiare che si protrae dunque da oltre 50 anni. Secondo la Costituzione dell’epoca, 12 anni fa, alla morte di Eyadéma a succedergli avrebbe dovuto essere il portavoce del Parlamento, carica allora detenuta da Fambaré Ouattara Natchaba. Ma l’esercito togolese controllato da Faure chiuse le frontiere – Natchaba si trovava all’estero – , il parlamento esautorò il successore dalle sue cariche e lo sostituì con lo stesso Faure, da allora alla guida del Togo.

A partire dal 1992 la carta costituzionale, che prevedeva un massimo di due mandati presidenziali della durata di 5 anni cadauno, ha subito una serie di modifiche, sempre volte a plasmare i ruoli di potere attorno alle figure dei due Gnassingbe. Con gli ultimi emendamenti le opposizioni temono che anche quello del figlio diventi un regno imperituro, e le premesse ci sono tutte. Toccherà ai cittadini tramite un referendum decidere se validare o meno le novità, ma da queste parti il rischio di brogli elettorali è la triste normalità

Le due chiese evangeliche ricordano alle parti in causa che «la non realizzazione delle clausole degli accordi firmate in passato significa che queste persone hanno debiti non pagati di fronte a Dio e al popolo togolese. Ognuno deve d’ora in poi integrare questo pensiero nella propria coscienza, in previsione del giudizio di Dio. “Vi dico: nel giorno del giudizio, gli uomini renderanno conto di ogni vana parola che avranno pronunciato. Poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato “(Matteo 12,36 – 37). Cari fratelli e sorelle, nonostante tutte le prove che ci affliggono, nonostante tutto il sentimento di disperazione che ci invade, nonostante la nostra situazione di esasperazione, Dio è con noi! Si unisce a noi nelle nostre tempeste, ci rassicura con la sua parola e la sua presenza: “Avrete tribolazioni nel mondo; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo “(Giovanni 16:33).