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Speranze di pace

Potrebbe risolversi il conflitto che negli ultimi decenni (almeno dal 1978) ha colpito il sud delle Filippine, provocando 120.000 vittime e 2 milioni di profughi, oltre ad aver creato un terreno fertile per il radicarsi del terrorismo di matrice islamica. Dal 2008 infatti, in seguito alla cancellazione da parte della Corte Suprema di uno storico accordo con il movimento separatista Milf (Moro Islamic Liberation Front), è emerso un piccolo gruppo radicalizzato, affiancato alle posizioni dell’Isis. La violenza è scoppiata portando all’esodo di circa un milione di persone nella parte centrale della regione di Mindanao.

Lo scorso giovedì 26 luglio il presidente Rodrigo Duterte ha approvato una legge che dovrebbe placare gli estremismi, concedendo autonomia politica ed economica alla regione, in prevalenza musulmana, di Bangsamoro, avviando un processo verso l’autogoverno che dovrebbe compiersi nel 2022.

La legge tanto attesa, «Bangsamoro Organic Law» (Bol), è stata raggiunta con l’appoggio del Milf, con cui il governo ha firmato un accordo di pace quattro anni fa. Il percorso è stato però reso arduo dall’influenza dei militanti affiliati all’Isis, soprattutto in seguito all’occupazione lo scorso anno della città di Marawi: cinque mesi di attacchi aerei e terrestri, sostenuti anche da combattenti provenienti dal Medio Oriente e dal sudest asiatico, terminati in ottobre (con l’intervento di Usa e Australia) con centinaia di morti.

La speranza del Milf e del suo presidente Al Haj Ebrahim Murad, secondo l’agenzia Reuters, è che «questa legge riporti i separatisti nell’ambito della politica costituita ed elimini le possibilità di incidenti analoghi a quello di Marawi». Il proliferare di cellule terroriste è «il risultato della frustrazione nei confronti del processo di pace», ha continuato Murad, accusando l’influenza di «elementi stranieri». D’ora in avanti per questi ultimi sarà più difficile trovare alleati nella popolazione locale, che ha largamente sostenuto la legge, così come i leader del Milf, che hanno mobilitato per questo decine di migliaia di sostenitori, donne e bambini compresi. Questo sebbene non tutte le loro richieste siano state accolte, e a tal proposito hanno dichiarato che continueranno a lavorare affinché il Governo approvi gli opportuni emendamenti.

L’area interessata dalla «Bangsamoro Organic Law» comprende la «Regione autonoma del Mindanao musulmano» nell’omonima isola (la seconda più grande delle Filippine) e una dozzina di altre piccole isole note per la pirateria e il banditismo, un’area più ampia di quella coperta dalla precedente regione autonoma, che si riteneva avesse privilegiato solo un piccolo numero di famiglie. Circa 5 milioni di musulmani vivono in questa regione, tra le più povere e arretrate del Paese.

Intanto Mindanao resterà sotto la legge marziale fino alla fine dell’anno, per scongiurare il rischio di una ripresa di formazioni pro-Isis; il Milf ha condannato gli estremisti e i suoi combattenti (che si stima siano circa 10.000) stanno aiutando l’esercito a porre fine alle loro attività. Sei campi di addestramento della guerriglia dovrebbero essere presto convertiti in «comunità produttive civili», secondo Murad.

Il prossimo passo sarà il referendum di ottobre, che, in caso di risultato positivo, dovrebbe dare origine a un sistema federale ispirato a quello in vigore in Malesia, e a un governo di transizione di 80 membri, con una maggioranza di membri del Milf.

Le Nazioni Unite (attraverso le parole del Segretario generale Antonio Guterres), l’Unione europea, gli Stati Uniti e il Giappone hanno accolto positivamente questa nuova legge, nella speranza che si ponga fine alle violenze e si possa avviare una ricostruzione economica e sociale della regione.