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Fratelli e sorelle del Rio de la Plata

Quando si è presentata l’opportunità, grazie a un progetto Otto per Mille legato allo scambio di volontari fra Asilo valdese per persone anziane di Luserna San Giovanni e gli hogar Sarandì e para ancianos di Colonia Valdense, di viaggiare nel Rio de la Plata, come redazione non ci siamo lasciati scappare l’occasione.

Conoscere le chiese, le opere, le persone e chiedere loro di scriverci qualcosa ci è sembrato il modo migliore per capire quello che chiamiamo «il sud del mondo», ma che nella realtà dei fatti si rivela essere, per molti aspetti, assai più «a nord» di noi. Nel mese di marzo durante gli spostamenti, le agapi fraterne, gli incontri formali e meno formali ho cercato di capire cosa si sarebbe potuto scrivere e se ci sarebbe stata la voglia di farlo. C’era il timore di incontrare delle difficoltà, così come si incontrano quando qui cerchiamo persone che abbiamo voglia di scrivere e di impegnarsi: come è normale non tutti se la sentono di confrontarsi con un foglio bianco, non hanno tempo o si sentono poco preparati. Questo timore si è rivelato infondato. I nostri fratelli e le nostre sorelle (i due termini richiamano alla chiesa ma possono essere intesi anche in campo laico, con i molti avi che lì si sono trasferiti) hanno accettato di buon grado di impegnarsi a raccontarsi per noi, che conosciamo in minima parte l’emisfero sud, dove adesso è in corso un freddo inverno.

Quindi abbiamo dato spazio a un inquadramento generale, per capire come funziona la chiesa e la società nel Rio de la Plata, dalla storia dei primi emigranti alla stretta attualità (e difficoltà) di grandi città come Paranà. Dal volontariato in entrambe le direzioni (che ancora oggi ci lega) agli aspetti comuni e non della diaconia.

Un viaggio in una terra con ritmi più umani rispetto ai nostri, con spazi più grandi e con un forte legame con le terre di origine. Un grazie quindi a chi ha reso possibile questo numero particolare. Prima di tutto a chi ha scritto in castigliano (Alma Malan, Ariel Charbonnier, Carlos Delmonte, Yanina Vigna, Milka Charbonnier, Sergio Paz, Claudia Tron e Carlos Tron) e a chi ha tradotto (Donatella Pascal, Luca Maria Negro, Nataly Plavan, Stefano D’Amore e Alessandro Esposito), al pastore Oscar Geymonat, che oltre ad aver scritto ha pensato con noi a come strutturare il numero e a Roberto Charbonnier, prodigo di consigli e suggerimenti ed esperto conoscitore delle terre del Rio de la Plata (compagno di viaggio insieme a Marina Bertin e Dino Bellion, membri del comitato di gestione dell’Asilo) e «ponte» fra Italia e Sud America.

Allo stesso modo un grazie alle chiese, ai comitati, agli amici, alle singole persone che ci hanno accolto e ospitato a braccia aperte fra Uruguay e Argentina, confermando che siamo una chiesa unica e che, nel nostro piccolo, un numero «latino» era necessario: l’elenco sarebbe infinito…

Negli articoli tradotti troverete sempre un codice QR che rimanda a una pagina del sito riforma.it dove è presente il testo in lingua originale.