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I diritti umani vengono prima di qualunque altra cosa

Il governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru, ha recentemente preso una posizione chiara in merito alla richiesta di ampliamento dello stabilimento di Domusnovas da parte di Rwm Italia, fabbrica del gruppo tedesco Rheinmettal, sita a pochi chilometri da Iglesias, che dal 2001 è stata convertita dalla produzione civile di esplosivi destinati alle miniere, a quella militare, e che – per ammissione dello stesso amministratore Fabio Sgarzi – esporta bombe verso paesi in guerra, tra cui anche l’Arabia Saudita, che le ha utilizzate contro lo Yemen.

«Capiamo bene che Rwm nel Sulcis significa occupazione, così come prendiamo atto dell’impossibilità di progetti di riconversione dichiarata dall’azienda – ha dichiarato Pigliaru – ma non vogliamo che la Sardegna sia identificata come terra da cui partono armamenti utilizzati in scenari di guerra nei quali si coinvolgono popolazioni civili e che nulla hanno a che fare con le esigenze di difesa del nostro Paese o dei nostri alleati occidentali. Anche la produzione e l’uso di armamenti devono aver luogo nella consapevolezza che i diritti umani vengono prima di qualunque altra cosa. È necessario che si trovino soluzioni che destinino la produzione di armi localizzata in Sardegna a finalità coerenti con la nostra Costituzione in generale, e con le risoluzioni adottate dal Parlamento Ue in tema di esportazioni di armamenti verso l’Arabia Saudita in particolare».

La presa di posizione di Pigliaru è stata accolta con ampia soddisfazione dal Comitato riconversione Rwm, di cui la chiesa battista di Carbonia e del Sulcis Iglesiente è socio fondatore, e il cui impegno il giornale Riforma sta seguendo da oltre un anno. «Il dialogo con le istituzioni, a livello locale, regionale e nazionale, sebbene lento e faticoso, è stata una delle strade percorse dal Comitato», ha dichiarato Elizabeth Green, pastora della suddetta chiesa battista. «La dichiarazione del governatore Pigliaru è frutto della pazienza e saggezza dei portavoce del Comitato e non possiamo che augurarci che alle parole seguano i fatti».

Come afferma il Comitato riconversione in un comunicato diramato a seguito della dichiarazione di Pagliaru, il livello regionale è cruciale, e recepire la legge 185/90 – quella che ha disciplinato le esportazioni militari italiane, proibendo, tra l’altro, la vendita di armi a Paesi in stato di conflitto e introducendo un rigido sistema di autorizzazioni e controlli – significa costruire gli strumenti normativi necessari al finanziamento della riconversione sul territorio. «Fondi europei, nazionali e regionali – si afferma nel comunicato – potrebbero consentire la nascita di iniziative imprenditoriali che offrano lavoro sostenibile, sano, buono, giusto e portatore di vita per tutti i lavoratori attualmente impiegati nella Rwm. 
Mentre auspichiamo che l’azione del Governo vada nella direzione dell’embargo della vendita delle armi all’Arabia Saudita (principale cliente della Rwm Italia e a capo della coalizione responsabile dei bombardamenti nello Yemen), riteniamo altresì indispensabile una revisione delle scelte politiche relative all’industria bellica nazionale, unitamente all’avvio di tavoli di progettazione condivisa per la concretizzazione di una svolta economica del territorio».


«Per la chiesa battista di Carbonia e del Sulcis Iglesiente, comunità dalle radici antiche ma attualmente ridotta a pochi membri che fanno un vero e proprio lavoro di “resistenza” – ha aggiunto E. Green –, l’impegno nel Comitato è un modo di dare una pur piccolissima testimonianza della pace di Cristo e anche di una presenza protestante in zona. Cerchiamo di essere un piccolo anello in una catena che vorrebbe, attraverso le nostre reti nazionali, raggiungere altre chiese locali per spronarle a un impegno per la pace, per il disarmo, per uno sviluppo sostenibile. L’impegno nel Comitato è una grande fonte di arricchimento per tutti e tutte coloro che vi partecipano».