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Il Rwanda stabilisce i criteri per diventare ministro di culto

Dopo la chiusura, lo scorso marzo, di oltre 700 chiese e moschee, i funzionari del governo ruandese hanno deciso di emanare linee guida su come i gruppi religiosi devono operare nel paese. Judith Uwizeye, ministra nell’ufficio del presidente Paul Kagame, ha presentato una proposta di legge in Parlamento che richiede ai preti e pastori cristiani e imam musulmani di avere un’istruzione universitaria per predicare nelle chiese o nelle moschee.

La legge richiederebbe di avere un diploma di laurea così come un certificato di studi religiosi. Vieterebbe anche che responsabili di culto giudicati colpevoli di genocidio, discriminazione o altre pratiche settarie possano continuare a predicare in pubblico. «Appoggio questa legge. Alcuni dei nostri gruppi religiosi hanno lavorato in modo pericoloso», afferma Evaluter Mugabo, vescovo della Chiesa luterana del Ruanda.

Chiese e moschee sarebbero inoltre tenute a istituire un organo di risoluzione delle controversie interne. Un modo per completare il lavoro svolto dalle loro organizzazioni ombrello e dall’autorità di risoluzione del conflitto creata dal governo, che si occupa di criticità che coinvolgono diverse religioni. La nuova legge, secondo i funzionari governativi, metterà ordine nell’ampio panorama di chiese, alcune delle quali sono sospettate di approfittare della credulità o della disperazione della gente.

«In questo momento, tutti possono dare vita a una nuova chiesa. La creazione di un’organizzazione denominazionale non richiede nulla di particolare. Vogliamo migliorare il modo in cui funzionano queste organizzazioni», afferma Judith Uwizeye. Il disegno di legge ha ricevuto ampio sostegno dalla maggior parte dei legislatori del Parlamento ruandese. Passerà attraverso il comitato prima di essere re-inviato al Parlamento per l’approvazione.

Nel 1994, il paese è stato testimone di un genocidio che ha causato la morte di circa 800.000 tutsi e membri moderati della tribù hutu. Anni dopo, alti funzionari di alcune chiese furono accusati di aver ucciso cittadini e vennero per questo consegnati alla giustizia presso il Tribunale penale internazionale per il Ruanda nella vicina Arusha in Tanzania.

Nonostante il suo passato oscuro, il Ruanda, come molti paesi africani, ha assistito a una rinascita di chiese nelle aree urbane e rurali. A marzo, il governo ha preso la decisione radicale di chiudere centinaia di chiese nella capitale di Kigali. L’azione è proseguita in altre città, con il supporto di alcuni leader religiosi da un lato e molte opposizioni dall’altro. Le autorità hanno dichiarato che le chiese mancano di infrastrutture di base, sicurezza e igiene e contribuiscono all’inquinamento acustico.

Le piccole chiese pentecostali sono le più colpite da questa misura. Jean Bosco Nsabimana, fondatore della chiesa di Patmos, una congregazione pentecostale, non capisce perché le autorità governative non abbiano preso di mira bar e locali notturni. Ma altri leader religiosi ritengono che la decisione del governo sia particolarmente saggia.

«Le chiese stanno crescendo troppo velocemente e stanno sfruttando i poveri. Se non vengono controllati, emergeranno sempre più organizzazioni», avverte Innocent Maganya, a capo del Dipartimento di Missione e Studi Islamici al Tangaza University College. «Sono create per realizzare un profitto, non per i fedeli. È necessario un po’ di buon senso».

Maganya ha sottolineato che anche altri paesi richiedono che i pastori siano in possesso di un diploma o di un certificato. «A prima vista, non penso che interferisca con la libertà di culto a meno che non ci sia un motivo nascosto». Mugabo nota, tuttavia, che questi requisiti di formazione interesseranno molte giovani chiese come la Chiesa luterana in Ruanda. La Chiesa cattolica romana è stata dominante in Ruanda e le istituzioni di altre fedi sono poche.

«La maggior parte dei pastori ha certificati scolastici biblici locali», aggiunge. «Le missioni mondiali devono considerare questa situazione come un’emergenza». Dall’annuncio della nuova legge, Innocent Mugabo sta negoziando con l’Università di Iringa, con sede in Tanzania. L’istituzione appartiene alla Chiesa evangelica luterana della Tanzania. Mugabo cerca di usare il programma universitario per insegnare nella scuola biblica della sua chiesa. L’università assegnerà anche i certificati di educazione dei pastori.

«Abbiamo sviluppato questo piano perché non possiamo permetterci di mandare molti pastori all’estero a studiare in questo momento. Non abbiamo abbastanza risorse, quindi abbiamo deciso di adottare una formazione al nostro interno».