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Desert Flower Center. Da 5 anni aiuta le donne che hanno subito mutilazioni genitali

Tratto da Notizie Avventiste

Sono oltre 350 le donne con mutilazioni genitali femminili (Mgf), che hanno ricevuto cure mediche nel Desert Flower Centre (Centro Fiore del deserto), avviato da Waris Dirie, ex top model ed ex ambasciatrice speciale dell’Onu, nel 2013 presso l’ospedale avventista “Waldfriede” a Berlino. Il 21 giugno, Waris Dirie ha parlato a un pubblico di 300 medici durante il sesto International Coloproctologist Congress, tenuto dall’ospedale berlinese. Nel suo discorso, ha invitato ad aprire un Centro Fiori del deserto in altre nazioni. Secondo i dati delle Nazioni Unite, più di 250 milioni di donne in tutto il mondo hanno subito questa procedura crudele.

Il nome del Centro riprende il titolo del famoso libro, Desert Flower, scritto da Waris Dirie e da cui fu tratto anche un film. Nata in Somalia, la donna racconta di aver subito le Mgf a cinque anni e descrive il percorso di sofferenza affrontato nella sua vita. Waris Dirie ha aperto il centro di Berlino l’11 settembre 2013 e ne ha anche assunto il patrocinio. Da allora l’ospedale “Waldfriede” coopera con la “Desert Flower Foundation”, fondata nel 2002 a Vienna, ed è anche la prima istituzione al mondo a prendersi cura delle vittime delle mutilazioni genitali femminili in modo olistico.

Vittime anche in Europa

Secondo i dati raccolti da Terre des femmes, organizzazione per i diritti umani, circa 180.000 ragazze e donne che vivono nell’Unione europea hanno subito Mgf e 500.000 sono a rischio. Per il Ministero federale della cooperazione e lo sviluppo economico, si tratta di una pratica diffusa principalmente in 29 Paesi africani e in alcuni stati arabi e asiatici, ma anche all’interno delle comunità di migranti in Europa e nel Nord America. In Germania ci sono 50.000 vittime, in Svizzera 15.000. In Italia, secondo uno studio coordinato dall’Università Bicocca di Milano, le donne sottoposte da bambine a Mgf sono dalle 61.000 alle 80.000; la più alta prevalenza del fenomeno è tra le donne provenienti dalla Somalia (83,5%), seguono Nigeria (79,4%), Burkina Faso (71,6%), Egitto (60,6%), Eritrea (52,1%).

Ridare qualità alla vita

Il Desert Flower Center (Dfc) fa parte del centro di chirurgia del pavimento pelvico dell’ospedale Waldfriede, dove le donne con Mgf ricevono assistenza medica e psicosociale. Il primario, prof. Roland Scherer, coloproctologo, e la sua equipe curano le conseguenze delle mutilazioni genitali femminili, come i disturbi cronici (cicatrici, fistole, lesioni dello sfintere, incontinenza urinaria e fecale) e il dolore. I medici hanno anche messo a punto una procedura di chirurgia plastica ricostruttiva, oltre a offrire assistenza psicosociale e counseling. Tuttavia, ha sottolineato Scherer “non possiamo

invertire completamente la mutilazione, ma possiamo ridare qualità alla vita delle donne che l’hanno subita”. Inoltre, la chirurgia contrasta i pericoli che le donne con Mgf corrono in gravidanza e durante il parto.

Cure gratuite

Gli interventi chirurgici sono di tipo medico, pertanto sono coperti dall’assicurazione sanitaria o, se necessario, dall’assistenza sociale per le pazienti assicurate in Germania. Non sono infatti interventi di chirurgia estetica. Per le donne che arrivano al Desert Flower di Berlino direttamente dall’estero e non hanno un’assicurazione sanitaria o la cui assicurazione sanitaria per vari motivi non copre l’intervento e le cure, l’Associazione dell’ospedale Waldfriede si assume le spese.

il trauma delle vittime di Mgf

La maggior parte delle donne che arrivano nel suo ufficio sono traumatizzate, ha spiegato la dott.sa Cornelia Strunz, coordinatrice sanitaria del Dsf e specializzata in chirurgia. Per questo, chi lo desidera, riceve consulenza e assistenza psicosociale prima, durante o dopo il trattamento. Interlocutrici importanti per le donne sono Evelyn Brenda (del Kenya) e Farhia Mohamed (della Somalia). Entrambe provengono da Paesi in cui vengono praticate le Mgf. Hanno molta esperienza e, grazie alle loro origini, compren

dono il punto di vista delle donne. Lavorano come interpreti nell’equipe e riescono a comunicare bene con le pazienti. “È importante avere contatti con le donne anche dopo il trattamento presso il Centro. Voglio sapere come stanno negli anni” ha affermato la dottoressa.

“Da gennaio 2015, il Centro ha organizzato un gruppo di autoaiuto, che si riunisce una volta al mese” ha aggiunto. Agli incontri sono presenti traduttori e terapisti, e le donne condividono le esperienze e si supportano a vicenda nel far fronte ai problemi. Inoltre ci sono anche sedute di fisioterapia.

La medaglia “Louise Schroeder” assegnata al Waldfriede

Per il lavoro portato avanti con il Desert Flower Center, l’ospedale Waldfriede ha ricevuto la medaglia “Louise Schroeder” nel 2016. La motivazione dell’onorificenza riguarda soprattutto l’approccio olistico alla salute delle donne che vivono in una città come Berlino, con un numero elevato di migranti. Il Centro, quindi, non solo aiuta le donne con Mgf e profondamente traumatizzate, ma fa anche comprendere che si tratta di un rituale crudele da non perpetuare sulle figlie. La medaglia è considerata il più alto riconoscimento della città di Berlino ed è dedicata all’eredità politica e personale di Louise Schröder (1887 – 1957) che nella sua vita si è occupata di problemi sociali e dell’uguaglianza di genere.

L’ampio contributo del Waldfriede

Fondato nel 1920, l’ospedale Waldfriede di Berlino è un’istituzione della Chiesa cristiana avventista. Dispone di 160 posti letto e ogni anno offre cure a circa 13.500 degenti e a 58.000 pazienti esterni. Oltre agli undici reparti specializzati, dispone di un servizio di assistenza domiciliare, di cure a breve termine, dell’accademia della salute e di infermieristica, del progetto “Baby culla” per le madri bisognose e di un centro per il day hospital.

Nel 1993 fu aperto il Centro di assistenza sanitaria “PrimaVita”, che offre medicina preventiva e ha la missione di promuovere la salute. È stata la prima struttura ospedaliera del suo genere in Germania.