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Germania, stretta sui migranti?

Tra il 2015 e il 2016 la Germania ha accolto circa un milione di migranti, la maggior parte provenienti da paesi in guerra come Siria, Afghanistan e Iraq. Negli ultimi due anni però il clima è cambiato, parallelamente all’ascesa del partito di estrema destra Afd; le domande di asilo nel primo semestre di quest’anno sono inferiori del 16,4% rispetto allo scorso anno e la tendenza non sembra destinata a cambiare, dopo la presentazione, lo scorso 10 luglio, del nuovo Piano sulle migrazioni.

Il ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, ha presentato alla stampa l’atteso documento un mese dopo che questo era stato bloccato dalla cancelliera Angela Merkel, provocando una profonda crisi nel Governo. Già dal titolo, Misure per organizzare, controllare e limitare l’immigrazione, si chiarisce l’orientamento dei 63 punti incentrati, piuttosto che sugli aspetti sociali del fenomeno (in primis, l’integrazione), su regole e sanzioni: maggior controllo delle frontiere (non solo nazionali, ma europee), implementazione di «centri di transito» per i richiedenti asilo sul confine con l’Austria, sanzioni più severe per quanti di loro non frequentano i corsi, «spariscono» prima che le loro pratiche siano concluse o, si legge nell’introduzione, «nascondono la loro vera identità».

La bozza presentata, ha spiegato il ministro, era stata conclusa il 4 luglio, prima del “compromesso” raggiunto nei giorni successivi con i membri della coalizione e quindi, ad esempio, continua a mantenere l’espressione «centri di transito» sulla quale la Spd aveva posto il veto, proponendo di sostituirla con «procedure di transito» con una permanenza (nelle stazioni di polizia di frontiera già esistenti) di 48 ore al massimo.

Il documento ha suscitato molte critiche: da parte protestante si sono levate parole allarmate, riferisce il sito Internet della Chiesa evangelica in Germania (Ekd): Ulrich Lilie, presidente della Diaconia tedesca, ha sottolineato che «la sfida per la nostra società consiste nell’integrazione delle persone che sono arrivate da noi». Migliaia di volontari sono impegnati ogni giorno, ma secondo Lilie «ora perdono il sostegno incondizionato della politica». Il piano, «piuttosto che sostenere le persone impegnate, si rivolge a coloro che vogliono rinunciare ai principi umanitari della nostra società».

L’organizzazione Brot für die Welt, che fa parte della Diaconia tedesca ed è attiva in 90 paesi del mondo, impegnata in particolare per migliorare le condizioni di vita delle persone povere ed emarginate, ha parlato di «décle dell’umanità» e il responsabile della sua politica, Klaus Seitz, ha commentato: «Vengono posti diversi ostacoli a chi chiede protezione, mentre difficilmente viene spesa una parola sulle responsabilità della Germania nei confronti dei rifugiati». E ha aggiunto che se tante persone stanno migrando dal Sud del mondo verso il ricco nord non è per caso, ma perché il peso della crisi ricade sulle spalle dei paesi più poveri.

Anche diverse organizzazioni umanitarie esprimono preoccupazione, denunciando l’assenza, tra le misure previste, delle opportune tutele verso i più giovani. A questo proposito il direttore l’Unicef tedesca, Christian Schneider, ha chiesto che venga data priorità al benessere e alla protezione dei bambini, in quanto «nessuno deve subire ulteriori danni o essere esposto a pericoli, in particolare in strutture in cui ragazze e ragazzi sono costretti a vivere insieme a molti estranei in uno spazio ristretto e per lunghi periodi». Le stesse riserve sono state espresse da Save the children, preoccupata in particolare che vengano a mancare per i piccoli rifugiati indispensabili servizi sanitari e di istruzione.

Ha fatto eco l’organizzazione per i diritti umani Terre des hommes, denunciando tramite il portavoce Albert Recknagel il carattere di preclusione del documento, osservando che quasi la metà dei rifugiati sono bambini e adolescenti, e che esso non tiene conto dei loro bisogni speciali di protezione.

Le critiche arrivano anche dai rappresentanti dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) in Germania che hanno dichiarato, attraverso le parole di Dominik Bartsch: «Questa riforma si focalizza su controlli amministrativi e procedurali più severi, e tralascia la cosa più importante: le persone», criticando i «preoccupanti toni di fondo» del documento. «La questione importante è come proteggere effettivamente i rifugiati, non come procedere il più velocemente possibile nei loro confronti e scaricare su altri la responsabilità nei loro confronti».