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Contro la discriminazione delle donne l’azione congiunta è vitale

Nella prima settimana di luglio si è svolto presso il Centro ecumenico di Ginevra il corso di formazione Women’s human rights advocacy training. Il corso è stato organizzato da cinque partner ecumenici: la Federazione luterana mondiale (Flm), il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), la Chiesa di Svezia, la FinnChurchAid e Mission 21. 50 donne e uomini provenienti da 30 paesi diversi hanno imparato come funziona il lavoro di pressione politica delle Nazioni Unite e come utilizzare i vari organismi delle Nazioni Unite per promuovere i diritti delle donne.

Il 6 luglio il gruppo ha partecipato al Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (Cedaw), che lavorerà per gran parte del mese di luglio e che si dedicherà alla stesura di “rapporti” ombra.

Il segretario generale della Federazione mondiale luterana (Flm), il rev. Martin Junge, sottolineando l’impegno comune delle organizzazioni religiose (Fbo) e del Cedaw nell’attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) dell’Agenda 2030 – il quinto dei quali è proprio l’uguaglianza di genere – ha affermato che l’azione congiunta è vitale se si vogliono realizzare gli obiettivi.

Dello stesso parere è la responsabile del Programma per le donne nella Chiesa e nella società della Flm, Cristina Rendón.

«Apprezziamo il riconoscimento che il Comitato Cedaw ha dimostrato verso questo sforzo collettivo: i partner hanno migliorato il programma di formazione di advocacy in modo significativo, rispondendo con strumenti concreti alle principali sfide affrontate dalle nostre chiese e dai nostri partner per quanto riguarda i diritti umani delle donne».

Per Junge l’affermazione dei diritti umani e della giustizia di genere è prioritaria per le organizzazioni religiose. «Diciamo no alla violenza e alla discriminazione senza “se” e senza “ma”. I nostri testi religiosi sono una fonte di ispirazione per le relazioni giuste. Attraverso strumenti politici, come il sistema delle Nazioni Unite, possiamo connettere il locale con il globale nel nostro lavoro per la giustizia di genere».

Junge ha inoltre espresso il suo apprezzamento per la collaborazione tra i 5 partner ecumenici che hanno organizzato insieme la formazione. «La cooperazione non è una perdita di tempo, ma una forza aggiuntiva; forse anche un segnale potente da inviare al mondo».