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Tutta la vita è una predicazione

Com’è vero che il Signore vive, io dirò quel che il Signore mi dirà
II Cronache 18, 13

Predica la parola, insisti in ogni occasione, favorevole e sfavorevole
II Timoteo 4, 2

Il Salmo 119 ci presenta la Parola di Dio come la bussola che dovrebbe indirizzare non solo i passi del credente, ma quelli di tutta l’umanità, perciò, proprio in questi giorni di umana disgregazione diventa sempre più impellente ed indispensabile l’annuncio della Parola.

I credenti e le chiese, in vari modi, vi si dedicano da sempre, tuttavia, i risultati spesso non sono secondo le aspettative. Come mai?

Forse perché anziché predicare la speranza in Cristo (cfr. I Co 1, 23) presentiamo noi stessi, la nostra congregazione, la nostra visione del regno di Dio (cfr. II Co 4, 5)?

Forse perché predichiamo con umane motivazioni (Fil 1, 15) a fini personali?

Forse perché, talvolta, predichiamo bene e razzoliamo male?

La necessità della buona testimonianza ai fini dell’annuncio della Grazia è ribadita dalle parole di Paolo: «(Mi adopero) Affinché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato (1 Cor 9, 27). Predicare non è solo salire su un pulpito: tutta la vita è predicazione, in casa, a scuola, in ufficio, fabbrica. Un uomo timorato di Dio, nel ‘700 scrisse: «Non parlare di Dio a chi non te lo chiede. Ma vivi in modo tale che, prima o poi, te lo chieda».

Il credente o la credente che sciupa la propria vita con una testimonianza fiacca, che non è solerte, che non soccorre, che non accoglie, che non condivide, che non vive la ricchezza e la gioia di essere un figliuolo di Dio, che non si fa braccio del soccorso di Dio, che non si propone come benedizione per gli altri, è cristiano solo a parole, a chiacchiere. E in questo mondo che va a rotoli, di chiacchiere se ne fanno fin troppe.