eskimo

E’ testimonianza la nostra?

In quegli anni, per comunicare, si usavano soprattutto i volantini: si andava a volantinare per una manifestazione, per organizzare uno sciopero, davanti alle scuole o alle fabbriche. Spesso si volantinava in polemica con il sindacato troppo remissivo o contro i compromessi partitici…Distribuire i volantini creava anche un rapporto tra persone e spesso ci si fermava a discutere con chi non era d’accordo. Fu abbastanza naturale che ad un certo punto si decidesse, da parte del Movimento cristiano studenti (Mcs) di distribuire volantini anche all’ingresso delle nostre chiese. Il primo, a Torino per Natale 1967, aveva un titolo provocatorio: Non andare in chiesa, lavora per la pace: era una delle tantissime proteste contro i sempre più micidiali bombardamenti degli Usa sul Vietnam. E proprio a Torino sul palco degli oratori parlò anche il pastore Tullio Vinay.

 Nell’aprile del 1968 avevano ucciso Martin Luther King e in Gemania avevano sparato al leader del movimento studentesco, Rudy Dutschke, un giovane protestante: il gruppo Mcs di  Roma distribuì un volantino in occasione di un culto interdenominazionale nella chiesa metodista di Via Firenze che esprimeva una forte critica alle chiese che si limitano a commemorare  i “caduti” a condannare genericamente la violenza e non si schierano  dalla parte di chi lotta contro l’ingiustizia, lo sfruttamento, il razzismo, l’imperialismo…

Anche l’ecumenismo, soprattutto quello istituzionale e di facciata, non ci entusiasmava: che senso può avere l’unità dei cristiani in un mondo diviso? Partecipammo ad una riunione della “Settimana per l’unità dei cristiani” nella bella chiesa di S.Maria in Cosmedin: il pastore battista Paolo Spanu, che  agli agenti sembrava essere il “caporione” del gruppo, fu fermato e portato in Questura.

Ma nel distribuire i volantini all’ingresso dei culti fummo invece molto interdenominazionali: i valdesi di Piazza Cavour andarono alla chiesa battista della Garbatella e a Centocelle, i battisti a piazza Cavour, tutti insieme dai metodisti in Via Firenze, e dai Valdesi in Via Quattro Novembre…

A coinvolgere le chiese evangeliche romane non furono solo i volantini. Con la chiusura dell’università, dopo i famosi scontri presso la Facoltà di architettura ( Valle Giulia), il movimento non aveva più una sede per le assemblee. Osammo chiedere l’utilizzo dell’Aula Magna della Facoltà di teologia, che ci fu concessa con infinite raccomandazioni, a cominciare dal divieto di fumare: passai tutto il tempo a vigilare che le cicche non cadessero sul bel pavimento di legno!

Insomma, in qualche modo coinvolgemmo  le chiese e proprio per questo convocammo una riunione aperta a tutti i membri di chiesa per spiegare loro le nostre ragioni e quello che stava succedendo nella scuola: l’informazione sui giornali era molto approssimativa e a volte falsa. Ma i partecipanti furono assai pochi. Ci venne in mente allora di intervenire direttamente durante il culto di Pasqua a Piazza Cavour. Si trattava di una provocazione, ma forse ci avrebbero ascoltato. Purtroppo di tutta la storia si ricorda  soltanto il fatto che i giovani  avevano “interrotto” il culto…

 Ma che cosa volevamo?

Intanto non ci fu nessuna scandalosa interruzione; uno di noi, al termine del sermone e prima del S.Cena, alzò la mano e chiese di leggere il volantino ( un po’ come può sorgere una preghiera spontanea). Si tratta di un volantino decisamente diverso dagli altri, anche se nella prima parte descrive il perché delle posizioni politiche assunte e il perché della “contestazione” che su diversi aspetti ha coinvolto anche le chiese. Ma, a dfferenza di molti altri manifestini, non si ferma alla denuncia ma si interroga: quello che abbiamo fatto ha a che fare con la vocazione di Gesù Cristo? Cosa significa dirsi fratelli e sorelle in chiesa e poi essere divisi nella quotidianità? Perchè non ci confrontiamo sulle nostre diverse idee e atteggiamenti e, quando andiamo al culto. lasciamo fuori dalla porta la vita reale, la società, la politica? Che fraternità ci può essere se non si affrontano i conflitti?

La proposta dei giovani è  che, visto l’insuccesso della riunione convocata appositamente , si cominci ad usare una parte del tempo all’interno del culto domenicale per un confronto sulla testimonianza che siamo chiamati a dare alla luce della nostra  comune vocazione .

Inevitabilmente alcuni partecipanti al culto non sopportarono la situazione e uscirono. Ma la gran parte dell’assemblea partecipò alla S.Cena, e all’uscita il professor Vittorio Subilia mi prese in disparte e mi disse: «Rostan, oggi c’era veramente la chiesa riunita» .

Il mio ’68 nell’ambito protestante fu dunque animato da una grande passione per l’Evangelo e forse somigliò a uno di tanti “risvegli” che periodicamente si sono manifestati, nella storia delle nostre chiese: violenti temporali su terreni aridi, dove la pioggia non penetra. La vera e grande domanda è rimasta per ora senza risposta: che cosa significa annunciare la grazia, predicare l’agape di Dio in questo mondo, in questa società, in questa politica, in queste guerre, in queste drammatiche migrazioni?