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Regno Unito. Stop all’ambiente ostile

L’Unione battista, la Chiesa di Scozia, la Chiesa metodista e la Chiesa riformata unita hanno congiuntamente chiesto al Governo di rivedere interamente le politiche migratorie che stanno determinando un ambiente ostile. Nel nuovo rapporto dal titolo «Destituzione, Discriminazione e Diffidenza», le chiese hanno evidenziato come le politiche in atto contrastino con l’insegnamento cristiano.

Lanciata durante la settimana dei rifugiati, la campagna di denuncia e sensibilizzazione delle chiese durerà più di quattro settimane con la condivisione del suddetto rapporto, di storie, infografiche e film su come una serie di persone sono rimaste vittime dall’ambiente ostile. Ci sarà anche un hashtag dedicato #EndHostility.

La mobilitazione segue il recente scandalo che ha interessato la cosiddetta «generazione Windrush», espressione con la quale sono chiamati i bambini arrivati in Gran Bretagna negli anni Cinquanta e Sessanta, soprattutto dai Caraibi, con la nave Windrush. Il problema è che molti di loro non hanno mai preso la cittadinanza britannica – nel Regno Unito non esiste una anagrafe né carte di identità – quindi ci sono migliaia di persone che hanno trascorso tutta la vita in Gran Bretagna, lavorato, pagato le tasse, ma che tecnicamente sono immigrati illegali. Le politiche di tolleranza zero verso l’immigrazione illegale, applicate in questi ultimi anni dal Governo, hanno finito per colpire proprio i tanti inglesi della «generazione Windrush», che non potendo documentare il proprio status, si sono visti negare il lavoro, le cure mediche e così via.

I leader delle quattro chiese coinvolte – la pastora Lynn Green, segretario generale dell’Unione Battista; il rev. Richard Frazer, responsabile del Comitato Chiesa e Società della Chiesa di Scozia: la pastora Loraine N. Mellor, presidente della Conferenza Metodista, e i pastori Kevin Watson e Alan Yates, moderatori della Chiesa riformata unita – hanno pubblicato un documento comune in cui si afferma:

«Come gruppo di chiese siamo allarmate dalle ingiustizie dell’ambiente ostile. L’impatto dell’ambiente ostile è andato ben oltre gli immigrati che si trovano nel paese illegalmente. È motivo di profonda preoccupazione che le persone che non sembrano o non siano “britanniche” stanno ora affrontando un aumento dei livelli di discriminazione nel trovare case e posti di lavoro.

Crediamo che sia inumano usare la minaccia della miseria come strumento politico per incoraggiare le persone a lasciare il paese e chiediamo la fine immediata della detenzione indeterminata.

Non si tratta di chi ammettiamo o non ammettiamo nel Regno Unito, ma di come ci relazioniamo l’uno con l’altro all’interno dei nostri confini. Il giusto processo, la giustizia e la corretta attuazione delle politiche sull’immigrazione non dovrebbero obbligarci a vivere nel sospetto del prossimo. L’ambiente ostile genera una rete di sfiducia e incoraggia il sospetto. Come cristiani crediamo che Dio ci chiama ad offrire il benvenuto allo straniero e ad avere cura dei vulnerabili, chiunque essi siano.

Molte delle nostre chiese sostengono coloro che hanno sofferto disagi a causa dell’ambiente ostile. Le nostre chiese hanno al loro interno alcune persone che sono a rischio di destituzione e di discriminazione. La nostra fede cristiana ci spinge a pregare e a lavorare per una società in cui le persone siano veramente ospitali l’una con l’altra.

Chiediamo quindi una revisione della politica e della pratica dell’immigrazione per esaminare gli effetti dannosi che l’ambiente ostile sta avendo sull’intera società».