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«Per un mare di pace: riconvertiamo Seafuture!»

Si chiama «Riconvertiamo Seafuture!» il comitato nato a La Spezia di cui fanno parte la locale chiesa metodista, che ne ospita l’attività, le chiese battista e avventista, insieme a numerose organizzazioni (Caritas, Emergency, Rete italiana per il disamo, Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa di Brescia) a livello cittadino e nazionale. Aderiscono infatti anche associazioni di Livorno, Lucca, Cascina, Acireale, Firenze, Roma.

Dietro a questo nome, che può apparire oscuro ai più, si concentra una lunga serie di temi di rilevanza pubblica molto diversificati, tra cui: il controllo delle frontiere e il Piano di difesa europeo, la gestione del fenomeno migratorio e le azioni della società civile; la crescita della spesa militare italiana e la fornitura di armamenti che alimentano guerre e violazioni dei diritti umani; i conflitti che dilaniano i paesi del Medio Oriente e dell’Africa, e ancora, l’inquinamento ambientale e marino del territorio ligure provocato dalla Marina militare italiana soprattutto con l’entrata nel golfo di navi e sommergibili nucleari. Infine, o meglio innanzitutto, le persistenti violazioni delle convenzioni internazionali e del diritto umanitario da parte di Stati le cui Marine militari sono state invitate al salone nautico internazionale «Seafuture 2018», in corso proprio in questi giorni (19-23 giugno) all’Arsenale militare marittimo spezzino.

Tutte queste questioni sono state messe sul piatto in occasione del convegno organizzato il 16 giugno scorso al Centro Allende, «Per un mare di pace-Riconvertiamo Seafuture!», apertosi con un minuto di silenzio per ricordare le vittime dei «viaggi della speranza» nel Mediterraneo. In tale occasione è stato messo in evidenza, ha spiegato il presidente del Consiglio di chiesa metodista Ennio Tonelli, «il radicale mutamento del salone Seafuture: da evento presentato nel 2009 come “la prima fiera internazionale dell’area mediterranea dedicata a innovazione, ricerca, sviluppo e tecnologie inerenti al mare”, nel corso degli anni è stato trasformato in una piattaforma di business dove gli operatori principali sono le aziende del settore militare (Leonardo, MBDA, Fincantieri, Elettronica, ecc.) insieme alla Marina militare. Un salone, cioè, per promuovere le attività del comparto militare navale sotto la copertura della sostenibilità e dell’innovazione e in particolare la vendita a paesi esteri delle navi dismesse dalla Marina italiana».

Alla conferenza, la chiesa metodista ha partecipato con il proprio striscione e con l’intervento del pastore valdese Eugenio Stretti sui Corridoi umanitari, progetto della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia insieme alla Comunità di Sant’Egidio, in intesa con lo Stato Italiano, che in poco più di due anni ha portato in Italia, in condizioni di sicurezza, quasi 1600 persone.

L’attività del Comitato non si ferma qui: sullo stesso tema si svolgerà un incontro aperto alla cittadinanza (sabato 23 giugno alle 15,30 nei locali della chiesa evangelica metodista) in cui Francesco Piobbichi, operatore di Mediterranean Hope, attraverso fotografie e disegni racconterà l’esperienza di salvataggio e accoglienza di MH che ha ispirato anche il suo secondo libro, Sul mare spinato pubblicato un mese fa da Edizioni com nuovi tempi.

Inoltre, conclude Tonelli, sarà promossa «una serie di eventi di piazza per manifestare il proprio dissenso e presentare le proprie proposte. “Il futuro dell’industria navale e del nostro mare – si legge nell’Appello pubblicato su Facebook – non possono continuare a dipendere dalla produzione e dal commercio di sistemi militari: il Mediterraneo deve diventare un ponte di incontro tra i popoli e le culture, tra i centri di ricerca e tutte le realtà interessate a promuovere la tutela del mare, la sostenibilità ambientale, il turismo responsabile e lo sviluppo sostenibile nel rispetto dei diritti delle persone e dei popoli”».