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Il fotografo della Resistenza antifascista greca

La Casa della Memoria a Milano, ospita un’importante documentazione del movimento di resistenza Greco tra il 1942 e il 1944 realizzata da Spyros Meletzis, celebre fotografo riconosciuto in patria e internazionalmente. L’autore faceva parte del partito comunista greco e proprio per questo è stato invitato a testimoniare, attraverso il suo lavoro, la vita tra le montagne greche.

Un percorso suddiviso in quattro parti, che include il racconto che ha portato alla costituzione del Comitato Politico di Liberazione Nazionale, la vita dei partigiani e la resistenza armata con molti ritratti di uomini e donne. Una parte è relativa alla vita quotidiana  in montagna e si vede, tra le altre cose, la testimonianza delle votazioni organizzate dal comitato esteso alle donne e ai giovani con più di 18 anni. Un’ultima sezione riguarda le marce in montagna e le scene di battaglia, foto in parte reali e in parte costruite, in cui il fotografo racconta il rapporto intenso dei partigiani con il territorio. Una resistenza, a differenza di quanto avvenuto in Spagna, per esempio, in cui la chiesa, quella ortodossa, non era estranea ma inclusa nel movimento e rappresentata come parte del popolo unito per la liberazione.

Ne parla la curatrice Gigliola Foschi.

Potrebbe presentarci Spyros Meletzis?

Spyros Meletzis è nato sull’isola di Imbros, attualmente in Turchia, ed è morto nel 2003 ad Atene. Dal 1927 al 1937 è stato assistente nello studio di un famoso fotografo greco, Georgios Boukas, e ha appreso le tecniche della fotografia professionale. Nel ’42, per la prima volta, è stato invitato dalla resistenza a documentare la lotta di libertà nazionale e i suoi protagonisti; un ‘esperienza interessante perché situa le sue fotografie in una situazione molto diversa dalla resistenza italiana che è stata fotografata da persone che l’hanno vissuta, in maniera improvvisata. In questo caso invece, sia nel ’42 che nel ’44,  Spyros Meletzis è stato proprio invitato come fotografo professionista a documentare, per la resistenza greca, le iniziative e le attività organizzate dal movimento. Era un’ iniziativa esplicitamente volta alla la documentazione della resistenza. Dopo queste esperienze la situazione politica greca è andata degradandosi: i tedeschi nel 1944 se ne sono andati, la Grecia si è liberata ma subito dopo gli inglesi hanno occupato cercando di reinserire il governo in esilio in Egitto; progressivamente la resistenza e il partito comunista sono stati emarginati fino a quando, nel ’46, è iniziata la guerra civile. A quel punto le fotografie di Meletzis sono state nascoste, hanno cercato di distruggerle perché erano un’importante testimonianza della resistenza partigiana, e quindi sono rimaste nascoste fino al ’76 quando è finito il regime dei colonnelli greci. Da allora sono state esposte spesso in patria e anche in Spagna, e addirittura alcune sono diventate dei francobolli della repubblica Greca».

Il fatto che un movimento chiami un fotografo da delle indicazioni particolari sulla percezione di se e sulla propria maturità?

«Certo, infatti la cosa interessante della resistenza, che spesso si dimentica, è che  aveva occupato una parte dei territori della Grecia centrale molto ampi. Non era una resistenza solo bellica ma si era costituita come una sorta di contro governo: costruiva scuole, apriva strade, aveva il telegrafo e pubblicava giornali interni. C’era l’intenzione di costituire un altro governo, il governo della montagna a cui partecipavano contadini, operai, partigiano di tutti i tipi con un grande sostegno popolare, che avrebbe preso, alla fine della guerra, in mano il paese. Una caratteristica molto diversa da quella italiana che era molto più frammentata  e si è formata sostanzialmente dopo il ’43».

Che tipo di fotografie ha scattato Spyros Meletzis?

«La cosa interessante è che sono fotografie molto costruite, con un’impostazione che vuole essere eroica rispetto ai partigiani. Abbiamo molti ritratti ripresi dal basso verso l’alto, enfatiche, quasi per suggerire il coraggio, lo sguardo verso il futuro, l’entusiasmo nella liberazione della Grecia dal nazi fascismo. Ma non solo partigiani: ha ritratto come eroi anche le partigiane e le contadine, per dare l’idea di un popolo unito, un popolo eroico vicino alla natura, che guarda verso il futuro. Le foto comunicano un senso di speranza, di obiettivi di giustizia sociale in cui, il contadino, l’operaio, il partigiano vengono valorizzati come figure eroiche che sanno guardare e costruire un futuro migliore per tutti. Spyros Meletzis ha anche lavorato con fotocamere di medio formato, inusuali per fotografie della resistenza se pensiamo a quelle che Robert Capa ha fatto per la guerra civile spagnola, realizzate con una Leica 24 x 36. Quelle di Meletzis sono state in gran parte realizzate con fotocamere impegnative, più professionali perché ovviamente, essendo stato invitato non doveva lavorare al volo, ma poteva costruire una sorta di set fotografico».

Foto: Archivio Meletzis