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Muore Luciana, la mamma di Ilaria Alpi, ma non la sua eredità

«La verità non la vogliono, fanno passare il tempo, che intanto scorre; gli anni passano e io vado avanti con i miei anni, le mie patologie, mentre le persone implicate nell’omicidio di mia figlia Ilaria e Miran – persone vive e che ancora fanno carriera in Italia – non aspettano altro che io non ci sia più; e quando non ci sarò più, finalmente, pensano loro, la cosa finirà», così sosteneva in una recente intervista rilasciata al direttore di Articolo 21, Stefano Corradino e trasmessa da Rai News24, Luciana Riccardi Alpi, la mamma della giornalista Rai che dal 20 marzo del 1994, giorno del tragico omicidio di sua figlia Ilaria, non ha mai smesso di lottare per ottenere la verità sul caso, di difendere i valori della nostra democrazia, di lottare per far emergere la giustizia e la legalità e restituire dignità alla Rai e a un paese intero, il nostro, al quale probabilmente a distanza di tanti anni, non interessa.

Luciana Alpi si è spenta ieri a ottantacinque anni. Tra i primi a dare la notizia, gli amici del Premio giornalistico dedicato proprio a Ilaria, un Premio prestigioso e che per volere della stessa Luciana, sconfortata e amareggiata dai depistaggi e dagli ostacoli incontrati nella sua lunga battaglia, dopo tante edizioni non c’è più.

È stato Andrea Vianello il primo a rendere pubblica la scomparsa dell’amica. Vianello, già direttore scientifico del Premio Alpi, già direttore di Rai 3 e vicedirettore di Rai 1, via twitter ha scritto ieri sera alle 21,36: «È morta Luciana Alpi. Non hai mai smesso di lottare per la verità e la giustizia per Ilaria. Era una combattente piena di dolore ma anche di forza e di dignità. Le volevo bene e l’Italia le deve ora ancora di più l’individuazione degli assassini di sua figlia e dei loro mandanti».

Così, invece, l’ha omaggiata Francesco Cavalli (l’ideatore e organizzatore del Premio Ilaria Alpi per i suoi vent’anni di esistenza) con un bell’articolo pubblicato sul sito dell’Associazione Articolo 21: «Ci sono delle date che segnano dei passaggi come le pietre sulla strada che tracciano i percorsi. Il 20 marzo 1994 è una di quelle pietre, ha segnato per molti di noi un punto di non ritorno. Un segno, un’indicazione affinché si possa cercare di costruire un mondo migliore. Ilaria, suo malgrado, aveva indicato la strada. Luciana e Giorgio Alpi – prosegue Cavalli –, sono stati gli interpreti più autorevoli di quella strada e non solo perché di Ilaria ne erano i genitori, certo anche per quello. Loro hanno saputo trasformare quel dramma così tragico, perdere una figlia morta ammazzata per il lavoro che stava facendo, in un grande impegno di civiltà, di verità, di giustizia, di riscatto. Hanno saputo trasformare la morte di Ilaria in un pezzo di mondo migliore. Se Ilaria è diventata uno dei simboli più autorevoli in Italia d’impegno per la ricerca della verità e della giustizia, lo si deve a Giorgio e soprattutto a Luciana che poi, senza Giorgio, ha continuato a lottare fino alla fine. In Italia ci sono oggi centinaia di scuole, circoli, biblioteche, centri culturali e sociali, per non parlare di strade, piazze, giardini intitolati a Ilaria Alpi e, tutto questo, lo si deve a Luciana: la mamma che ha saputo trasformare il dolore personale in lotta collettiva per un’Italia migliore». Cavalli conclude affermando che, con la morte di Luciana non può morire la ricerca della giustizia per Ilaria e Miran: «ora non c’è più Luciana a combattere e tocca a noi, a tutti noi, raccogliere quell’eredità…».

Tra le persone che sono state più vicine a Luciana Alpi e che lei stessa non ha mai perso l’occasione per ringraziare, il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), Giuseppe (Beppe) Giulietti, che ieri sera ha scritto «Luciana è morta dopo aver lottato con infinita dignità per ottenere verità e giustizia per la figlia Ilaria; nei prossimi giorni porteremo avanti la battaglia contro l’archiviazione dell’inchiesta con maggior forza».

Già, perché la battaglia non è finita: il Tribunale di Roma, con il giudice Andrea Fanelli dovrà decidere se continuare a indagare sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, o se accettare la richiesta di archiviazione della Procura. Richiesta avanzata nel luglio 2017 e firmata dal Pm Elisabetta Ceniccola, relativa all’indagine sul tragico omicidio avvenuto in Somalia il 20 marzo 1994 a Mogadiscio a pochi metri dall’Ambasciata italiana dove un commando di sette uomini uccise i due inviati del Tg3.

È stato Lorenzo Frigerio, direttore di Libera Informazione, a scrivere uno tra i tweet più commoventi: «Lo hai aspettato per 24 anni questo abbraccio, cara Luciana. Adesso sei con Ilaria e sarà lei a spiegarti quella verità che la giustizia non ha saputo restituirti. Stringila forte, insieme a Giorgio. Noi continueremo la tua battaglia».