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Noi non archiviamo Ilaria e Miran

«È straordinario che, dopo ventiquattro anni, sia ancora così forte il ricordo, la passione civile, la richiesta di verità e giustizia per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin», dice a Riforma.it il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), Giuseppe Giulietti ricordando l’iniziativa che domani mattina alle 9 porterà a Piazzale Clodio associazioni, enti, esponenti politici e tanta società civile davanti al Tribunale di Roma, dove il giudice Andrea Fanelli dovrà decidere se continuare a indagare sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, o se accettare la richiesta di archiviazione della Procura.

«Un delitto atroce – prosegue Giulietti – segnato da depistaggi e omissioni che dovrebbero far vergognare l’Italia intera».

La richiesta di archiviazione fu avanzata dalla Procura nel luglio 2017  e firmata dal pm Elisabetta Ceniccola in merito all’indagine sul tragico omicidio avvenuto in Somalia il 20 marzo 1994 a Mogadiscio e proprio a pochi metri dall’ambasciata italiana, dove un commando di sette uomini uccise i due inviati del Tg3.

Nelle 80 cartelle di archiviazione la Procura di Roma sosteneva che, seppur «assolutamente consapevole di quanto sia deludente il fatto che oltre 20 anni di indagini, processi e accertamenti della Commissione parlamentare di inchiesta non abbiano consentito di fare in alcun modo luce sui responsabili della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin»,  riteneva dovesse essere «richiesta l’archiviazione del procedimento sia perché da un punto di vista formale, sono già scaduti i termini delle indagini per il reato di omicidio sia – e soprattutto – perché non vi è stata alcuna nuova ed ulteriore indagine che appaia idonea a conseguire risultati positivi né in relazione al delitto più grave né in ordine agli altri ipotizzati».

Quella di domani sarà un’udienza importantissima, ricorda Giulietti «ovviamente per chiedere la non archiviazione e perché è stata fissata alla luce della consegna di alcuni documenti inediti, in grado di riaprire l’inchiesta. Ossia una serie d’intercettazioni che risalgono al 2012. Conversazioni tra soggetti somali che nel carcere di Firenze parlano della morte dei due giornalisti. Oggi – prosegue Giulietti – la città di Latina ha deciso di inaugurare una piazza nel Parco degli Elleni dedicata a Ilaria Alpi, proprio per non dimenticare il valore e l’impegno di tutti i giornalisti che quotidianamente raccontano storie difficili e rischiose a costo di mettere a repentaglio la propria vita. Altre iniziative, in tutta Italia, domattina daranno voce alla nostra e quella di tantissimi italiani, la richiesta di far proseguire le indagini. E non solo, il nostro auspicio e che si possa finalmente aprire un percorso di ricerca di verità e giustizia per Luciana Alpi, la straordinaria mamma di Ilaria che continua a ribadire che non serve un nuovo capro espiatorio, qualcun altro da mandare in galera, ma chiede, quantomeno, che la ricostruzione della catena delle omissioni e dei depistaggi possa finalmente emergere con chiarezza, una catena che sino ad ora ha impedito la ricerca della verità. Probabilmente, molti di quei depistatori sono ancora in azione e circolano liberamente tra di noi. La richiesta dei famigliari è anche la nostra richiesta, tutte persone, enti, associazioni, organi d’informazione che hanno a cuore la democrazia, la verità e che domani scenderanno in piazza, per dire: “noi non archiviamo Ilaria e Miran”».

Al sit-in aderiranno, come avvenuto per l’udienza del 17 aprile scorso, la Federazione nazionale della stampa, l’Usigrai,il Cdr del Tg3, Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, l’Associazione Articolo 21, Riforma.it, Il Circolo Articolo 21 Piemonte, l’Associazione Amici di Roberto Morrione, Amnesty International Italia, la Rete No Bavaglio, Legambiente, Libera, Libera Informazione e il Circolo Alpi Hrovatin di Legambiente Monteverde.