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Le tante facce dell’esclusione

Più di 1,2 miliardi di bambini – oltre la metà dei minori al mondo – rischiano di morire prima di aver compiuto 5 anni, di soffrire le conseguenze della malnutrizione, di non andare a scuola e ricevere un’istruzione o di essere costretti a lavorare o a sposarsi troppo presto. È la drammatica fotografia dell’infanzia mondiale che emerge dal nuovo rapporto «Le tante facce dell’esclusione» (https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/le-tante-facc…) diffuso oggi da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro – alla vigilia della Giornata internazionale dei bambini che ricorre il 1° giugno.

È ancora il Niger il Paese al mondo dove l’infanzia è più a rischio, seguono Mali, Repubblica Centrafricana, Ciad e Sud Sudan. Mentre al primo posto dei 175 paesi più a misura dei bambini ci sono Singapore e Slovenia, seguiti dagli scandinavi Norvegia, Svezia e Finlandia. L’Italia si posiziona invece all’ottavo posto a pari merito con la Corea del Sud, guadagnando una posizione rispetto allo scorso anno, sebbene nel nostro Paese quasi 1 milione e trecentomila bambini e ragazzi vivono in condizioni di povertà assoluta. Stati Uniti, Russia e Cina (rispettivamente al 36esimo, 37esimo e 40esimo posto), infine, si trovano dietro la maggior parte dei Paesi dell’Europa occidentale.

«Benché, rispetto allo scorso anno, abbiamo riscontrato importanti passi avanti in 95 Paesi su 175, questi miglioramenti non stanno avvenendo abbastanza velocemente e, anzi, in ben 40 Paesi le condizioni di vita dei bambini sono notevolmente peggiorate. Senza sufficienti azioni urgenti, infatti, il mondo non riuscirà a raggiungere l’obiettivo di garantire, entro il 2030, salute, educazione e protezione a tutti i minori, come previsto dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile approvati dall’Onu nel 2015. I governi, pertanto, possono e devono fare di più per garantire un futuro a ogni bambino al mondo, e anche nel nostro Paese i passi da compiere sono ancora moltissimi, considerando che povertà economica ed educativa continuano a privare bambini e adolescenti delle opportunità necessarie per vivere l’infanzia che meritano e costruirsi il futuro che sognano», ha dichiarato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children.

Nel report si evidenzia che nei Paesi in conflitto, malnutrizione, malattie e mancanza di accesso alle cure sanitarie uccidono molto più delle bombe. Secondo lo studio, 1 bambino su 5 al mondo che muore prima dei cinque anni si trova in Paesi colpiti dai conflitti, così come più di ¾ dei minori malnutriti a livello globale – pari a 122 milioni – vivono in aree caratterizzate da guerre e violenze.

Inoltre, a causa dei conflitti, ben 27 milioni di minori sono tagliati fuori dall’educazione, perché le scuole sono bersaglio dagli attacchi, occupate dai gruppi armati o perché i genitori hanno paura di mandare i figli a scuola. La mancanza di accesso all’educazione riguarda particolarmente i bambini rifugiati che hanno 5 volte in più la probabilità di non frequentare la scuola rispetto ai coetanei non rifugiati. E anche le possibilità che i bambini siano costretti a lavorare, spesso per contribuire al sostentamento delle proprie famiglie, sono di gran lunga maggiori nelle aree caratterizzate dai conflitti (+77% rispetto alla media globale).

Secondo il rapporto di Save the Children sono soprattutto le bambine e le ragazze a pagare il prezzo maggiore della povertà: rispetto ai loro coetanei maschi, infatti, le ragazze hanno maggiori probabilità di non mettere mai piede in classe nella loro vita. Stime recenti rivelano che circa 15 milioni di bambine in età scolare (scuola primaria) non avranno mai la possibilità di imparare a leggere e scrivere rispetto a 10 milioni di coetanei maschi. Di queste, 9 milioni vivono in Africa sub-sahariana, dove d’altra parte si trovano ¾ delle ragazze fuori dalla scuola nel mondo. Tra i maggiori fattori che impediscono a bambine e ragazze l’accesso all’educazione vi sono i matrimoni precoci. Oggi, nel mondo, 12 milioni di ragazze si sposano ogni anno prima dei 18 anni, e ai ritmi attuali si stima che entro il 2030 tale cifra supererà i 150 milioni. Una sposa bambina su 3, nel mondo, vive nei Paesi dell’Africa subsahariana, e circa 100 milioni di ragazze oggi vivono in Paesi dove i matrimoni precoci sono legali.

L’analisi di Save the Children mette infine in evidenza la piaga delle violenze fisiche e sessuali – dalle mutilazioni genitali femminili agli stupri alla prostituzione forzata – di cui troppo spesso le bambine e le ragazze sono vittime nel mondo. Circa 120 milioni di ragazze, più di 1 su 10 a livello globale, nella loro vita hanno subito forme di violenze sessuali, più di 1 su 5 in Bangladesh e in Camerun. Allo stesso modo, in cinque Paesi europei quali Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito più di 1 ragazza su 10 ha subito almeno un episodio di violenza sessuale prima dei 15 anni.

«Sono ancora troppi, come sottolinea il nostro rapporto, gli ostacoli che impediscono a tantissimi bambini e bambine al mondo di vivere a pieno la propria infanzia. Dalla lotta alla malnutrizione e a ogni forma di violenza, dall’accesso alla salute e all’educazione, chiediamo pertanto ai governi di impegnarsi concretamente ed efficacemente perché nessun bambino venga più lasciato indietro e a nessuno di loro venga più sottratto il proprio futuro», ha concluso Neri.