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Larry Fink: Now!

Un amore viscerale per l’uomo in ogni suo aspetto, uno sguardo che si potrebbe definire antropologico è quello che caratterizza Larry Fink, fotografo statunitense classe ‘41. La carriera iniziata negli anni ‘60 gli ha permesso di essere testimone di molte tappe storiche del suo paese; un lavoro molto famoso riguarda la seconda generazione beat, realizzato dopo aver intrapreso un viaggio per gli States con la seconda ondata di poeti beat che ha poi portato alla pubblicazione di un libro molto famoso. Ha fotografato di tutto: dai movimenti studenteschi alla Columbia University di New York a Malcom X e Martin Luther King, ha immortalato la vita e risvolti di ogni classe sociale.

È sempre stato visto come il fotografo delle polarità, i suoi lavori hanno ritratto la vita contadina, l’alta borghesia e il fashion; è un autore poliedrico che nonostante questo ha un tratto univoco e sempre riconoscibile. Presso lo Spazio Labò di Bologna è in mostra il percorso fotografico e ne parla la curatrice, Laura De Marco.

La mostra ritrae le marce per i diritti delle donne, al centro della cronaca mondiale, ma qual è il taglio che vuole dare il fotografo?

«Larry Fink è un fotografo che definirei visceralmente emotivo, nel senso che le immagini che si possono vedere in mostra fanno vedere soprattutto le emozioni di queste donne. Fondamentalmente si tratta di dettagli sui visi, sigli sguardi e gli scambi tra le persone, in alcune immagini il contesto è quasi invisibile. Questa è proprio una peculiarità di tutta la carriera di Larry Fink, della sua ossessione verso l’umano con immagini molto ravvicinate per entrare quasi nella scena, l’esatto opposto di quello che farebbe un fotografo documentarista che tenderebbe ad allontanarsi per avere visioni più ampie e descrittive».

È uno dei primi sguardi su questo movimento?

«Mi sento di confermarlo, ed è il motivo per cui abbiamo deciso di fare questa selezione di fotografie. Spazio Labò è di per se una galleria che da attenzione ai linguaggi più contemporanei della fotografia, quindi è un po’ avulsa dal foto giornalismo, cerchiamo un approccio più descrittivo, più diretto, cerchiamo sempre un’ interpretazione da parte degli autori. Sicuramente è vero che questa visione delle marce non è mai stata mostrata e, in generale, è una delle prime volte in cui si dà valenza artistica al fenomeno».

Come avete pensato il percorso delle mostra?

«Il percorso è duplice perché da una parte abbiamo un’unica grande parete dedicata alle marce delle donne di New York e di Washington; su un’unica fila di immagini c’è questa alternanza di sguardi che rappresenta la parte principale della mostra. In più c’è una parte che noi abbiamo chiamato Work in Progress perché è il secondo anno che Larry frequenta la città di Bologna per un suo progetto personale, per cui abbiamo deciso di dedicare una parte della galleria per mostrare l’evoluzione del progetto che cambierà col procedere del lavoro».

Foto: Larry Fink: Women March