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Donne e religioni: quali connessioni?

«Che fine hanno fatto nella storia le pioniere dell’educazione, riformatrici e ideatrici di un mondo migliore e più giusto? Sono state vittime della “selezione della memoria”: perché il silenzio riduce a una non esistenza che viene rafforzata nel quotidiano da un non riconoscimento di diritti».

Questo è uno dei nuclei tematici che saranno affrontati domani, 17 maggio, nel seminario di studio «Donne e religioni: quali connessioni?» promosso dal Gruppo interdisciplinare e interdipartimentale «Generi e Religioni» (Ger) dell’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore).

A parlare, tra le altre relatrici, la pastora valdese Giusy Bagnato, che partirà dal suo intervento nel fascicolo monografico della rivista «La società degli individui» (n. 58/2017, Connessioni di genere), da cui il seminario prende le mosse.

Tratteggiando le figure di Sarah e Angelina Grimké, attiviste quacchere di metà Ottocento per i diritti delle donne e l’abolizione della schiavitù, che, sottolinea Bagnato, si inseriscono in una lunga genealogia di pensatrici e studiose per lo più fatte tacere da una società che preferiva mantenere le donne nell’ignoranza, si rifletterà su alcuni temi chiave che rendono questa vicenda ancora attuale, in particolare per quanto riguarda «il diritto allo studio per favorire lo svilupparsi di un pensiero che sia rappresentativo di tutti e tutte». E sul tema dell’invisibilità delle protestanti afroamericane, doppiamente escluse.

Contestualizzando la storia delle sorelle Grimké nella lotta per i diritti umani degli Stati Uniti, che va dalla lotta di liberazione degli schiavi alle battaglie civili di Martin Luther King, un ideale filo rosso collega il passato con il presente, non a caso nel cinquantenario dell’omicidio del pastore battista afroamericano.

Il discorso conduce al tema dell’interculturalità: a proposito di quanto stanno vivendo le comunità protestanti italiane (ma non solo loro, ovviamente), la pastora Bagnato commenta: «Io non credo che si possa parlare di chiese inter o multiculturali finché non accetteremo il fatto che bisogna costruire un linguaggio comune, ma prima bisogna dare gli strumenti di lavoro: l’alfabetizzazione delle convivenze passa attraverso il racconto orale che è espressione delle culture che ci caratterizzano. Quando ci saremo guardati in faccia e ci saremo ascoltati allora costruiremo qualcosa con le persone e non per le persone».

Le potenzialità sono tante, ma c’è ancora tanto da fare, conclude Bagnato: «Noi oggi potremmo dare valore a tutte le voci perché abbiamo già delle voci di seconda e terza generazione pronte a scrivere il presente attraverso i ponti della loro esperienza di vita. Ma le comunità di origine non li sostengono e le nostre chiese storiche continuano a rivolgersi ai soli leader maschi adulti. Tutte le donne con cui si aprono le grandi pagine della storia rimangono ai margini fino a quando qualcuno un pò più saggio (o spesso saggia) non ne recupera l’esistenza. Basterebbe recuperare tutte queste esistenze, per sentirsi meno sole e soli e cambiare con e grazie a loro».

Il seminario, aperto alla cittadinanza e promosso in collaborazione con il Centro documentazione donna di Modena, nell’ambito della Convenzione Quadro «Genere e Religioni/Religiosità» stipulata da Unimore con l’Università di Milano «Bicocca» (ente promotore) e numerosi altri Atenei e Centri in Italia, si terrà in Aula O, dipartimento di Giurisprudenza (v. S. Geminiano 3) Modena, ore 14,30-17.

Introdotte e moderate dalla sociologa Elisa Rossi (Unimore) coordinatrice del gruppo Ger, interverranno la prof. Adriana Valerio (Storia del Cristianesimo e della Chiesa all’Università «Federico II» di Napoli) su Chiesa e Bibbia nell’ottica del genere; l’islamologa Marisa Iannucci su L’esegesi coranica al femminile e la pastora valdese Giuseppina Bagnato con una relazione dal titolo Il colore viola e la lavanda: i diritti fra le donne protestanti. La presidente del Centro documentazione donna di Modena, Vittorina Maestroni, trarrà le conclusioni prima del dibattito finale.