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Il piccolo infinito universo di una boutique

Dopo il prezioso arazzo cinquecentesco di Louise, ritratto storico estremamente accurato (anche dal punto di vista stilistico) di un’Europa lacerata dai conflitti religiosi, e l’introspezione autobiografica de La mia unica amica, che scavava tra le radici dell’infanzia e le esperienze fondatrici, nel bene e nel male, di ciò che diventiamo da adulti, arriva il terzo romanzo di Eliana Bouchard, La boutique, sempre per Bollati Boringhieri. Ed è ancora una volta una sorpresa: diverso dai precedenti nell’ambientazione, nello stile, nella trama, al punto da sembrare scritto da un’altra mano, se non fosse per la nota costante, sottile e inconfondibile, di quello sguardo attento sull’intimo dei personaggi. Sui loro dubbi, le loro passioni, le loro insicurezze… che si tratti dell’affascinante Guglielmo il Taciturno, che esce dai libri di storia per farsi uomo di carne e sangue, della classe di piccoli valdesi “montagnini” di metà Novecento, o di un casuale aggregato di esseri umani nella Roma di oggi.

Un racconto intessuto di fine psicologia, quindi, anche in questo caso, dove i personaggi, donne, uomini e ragazzini “della porta accanto”, sono alle prese con i quotidiani turbamenti della vita: crisi di mezza età, rapporti di coppia, adolescenza, ambizioni e frustrazioni lavorative…

Tutta la ricchezza del cuore umano è racchiusa nel piccolo universo di un negozio di abiti usati che man mano evolve in sartoria, negozio di oggettistica per appassionati, grazie alla creatività e alla passione delle sue titolari.

Se è proprio dalla “messa in scena” di un quadro dimesso, quotidiano, magari anche un po’ frivolo, che si rivela la maestria di un narratore, La boutique ne è un esempio lampante: più che il che cosa si narra, conta il come lo si fa, lo mostrava magistralmente, tra gli altri, la Signora Dalloway di Virginia Woolf – che, ci viene da pensare, avrebbe assai apprezzato questo romanzo.

Ci troviamo in un contesto che potrebbe essere la base di un telefilm: le commesse con le loro piccole gelosie, il giovane gay eccentrico, il rustico contadino, il marito fedifrago riaccolto in casa con la coda fra le gambe, l’immigrato dal passato misterioso… eppure grattando sotto la superficie ci si rende subito conto della profondità dello sguardo. Uno sguardo che abbraccia in 13 personaggi diverse religioni, provenienze geografiche, età, livelli socio-culturali, orientamenti sessuali, in un caleidoscopio esplosivo che è la vita reale di tutti noi, solo concentrato nello spazio-tempo di un libro e descritto con una raffinatezza stilistica che la vita reale di certo non possiede. Ma a questo serve la letteratura, a raccontare le cose meglio di come le viviamo. Una “sceneggiatura” meno abile e intelligente avrebbe rischiato di trasformare questa materia prima in una storia banale come se ne leggono (e se ne vedono) tante. La capacità di andare oltre le apparenze, oltre lo stereotipo, che è in fondo ciò che l’autrice chiede anche ai suoi personaggi, non solo a noi lettori, trasforma tutto questo in una storia vera, in un frammento della vita di ognuno di noi.

Il finale lascia letteralmente con il fiato sospeso, con tante domande aperte, e non potrebbe essere altrimenti: solo così può essere rappresentato l’intreccio di vite che abbiamo incrociato per un tratto della loro e della nostra strada, prima che ognuno prosegua per la sua. Si ha l’impressione che quelle vite, uscendo dalla nostra visuale, continueranno lontano da noi, in modo indipendente; ma che un giorno, per caso, potremo imbatterci di nuovo in loro.

Il libro sarà presentato oggi, giovedì 10 maggio alla libreria Volare di Pinerolo (To), corso Torino 44, alle ore 18 con l’autrice e Paola Molino. Intermezzi musicali di Marika Macrì al violoncello.

Successive presentazioni: domenica 13 maggio in occasione del Salone internazionale del libro di Torino alla Galleria Umberto I (via della Basilica 3) alle ore 16. Con l’autrice dialoga Rocco Moliteni. Per ulteriori date consultate l’agenda.