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Le chiese tra attese della società e consapevolezza di sé

L’esigenza di essere nella società (essere nel mondo), ma al contempo quella di porsi come una chiesa, che ragiona in termini di ricerca spirituale (non-essere del mondo): lungo il sentiero di questa dialettica corrono i lavori del Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi) a Roma (28 aprile – 1° maggio), terza seduta del XXII Sinodo. E in effetti lo stesso titolo posto all’evento (Quo vadis, Celi – 501. E adesso?) lasciava presagire che le coordinate sarebbero state proprio quelle di un certo «ritorno alla normalità»: dopo l’importante occasione rappresentata nel 2017 dal 500° anniversario della Riforma protestante era lecito attendersi una riflessione più «interna» dedicata alle modalità dell’essere chiesa, come sta avvenendo in altre realtà del protestantesimo italiano, con le assemblee di chiesa valdesi e il recente convegno sull’identità battista.

Il «doppio percorso» che vede protagoniste le comunità e l’insieme della Chiesa luterana in Italia è segnato da un lato dalle aspettative della società, e anche del mondo dell’informazione: a queste si riferiva in buona parte la relazione di Georg Schedereit, presidente del Sinodo, che ha ripreso alcune delle parole-chiave raccolte nella scorsa sessione (Venezia, aprile 2017). Le richieste che vengono dalla società non sempre sono ben calibrate: ce ne siamo accorti in materia di libertà e responsabilità quando anche autorevoli periodici sembravano delusi di non poter far risalire a Lutero una concezione delle libertà individuali che è invece figlia di epoche ben successive a lui, ma è certo che una maniera «diversa» di essere chiesa intriga i cittadini e le cittadine che in Italia si accorgono della presenza protestante.

Il compito di chiarire loro le idee è naturalmente delicato: i protestanti ne possono essere orgogliosi, ma il primo elemento che dovranno far capire è che la libertà da loro intesa è la libertà che viene dall’Evangelo di Gesù Cristo. Un Sinodo – ha detto il decano Heiner Bludau, che sta esaurendo il proprio mandato, ma è rieleggibile – è innanzitutto un’assemblea spirituale. E d’altra parte, nell’«anno della Riforma», si è registrato un notevole incremento della conoscenza del protestantesimo in Italia, ma ciò non ha portato alla crescita delle chiese.

La relazione del decano ha spaziato, come è consuetudine, attraverso i vari aspetti della vita della Celi, delle sue 16 comunità locali e delle iniziative di tipo sociale: innanzitutto alcune preoccupazioni di natura finanziaria, a partire dai risultati altalenanti del gettito dell’otto per mille, per proseguire con la necessità di affidare a un soggetto «altro» la gestione della scuola di Santa Maria la Bruna (il Sinodo si è poi pronunciato in questo senso la domenica pomeriggio, dopo una discussione molto approfondita, sia sulle questioni tecniche sia nella rievocazione di un passato che è stato importante, quando i protestanti in Campania erano un oggetto misterioso, misconosciuto e guardato con diffidenza, un passato a cui è giusto essere affezionati). E ancora, oggetto di preoccupazioni sono le necessità di adeguamento degli stipendi pastorali.

Ma le chiese hanno dalla loro parte il duplice impegno che deriva dall’aver ricevuto il dono del Vangelo: «Accoglietevi gli uni gli altri, come anche Cristo vi ha accolti per la gloria di Dio», ha detto il decano rifacendosi al testo di Romani 15,7. «Paolo scrive queste parole nel contesto di una presa di posizione più ampia verso gli scontri nella comunità. Parla di forti e deboli nella fede, dove per lui i deboli sono quelli che hanno pretese rigide». Ciò che più importa – ha proseguito Bludau – è che «gli uni non sono più cristiani degli altri, ma che la fede cristiana può conservare il primo posto solo se nessuno giudica e condanna l’altro, e la comunità, nonostante le diverse posizioni, ritrova ogni volta la comunione». Perché noi «non viviamo per noi stessi, ma per Cristo». Ogni atto da compiere, ogni decisione da assumere dovrà essere valutata alla luce della rispondenza o meno a questa indicazione.

Un elemento importante di questa azione «nel mondo» è quello della diaconia. È stato giusto ricordare quindi come l’opera diaconale della responsabile Daniela Barbuscia sia stata condotta nella collaborazione stretta con ognuna delle comunità della Celi, a seconda delle specificità degli impegni locali, ma anche nell’attuazione di iniziative a livello nazionale, come l’attenzione per il problema dei «dublinati» (i richiedenti asilo che, arrivati in Italia e passati in altro Paese europeo, vengono rinviati da quest’ultimo nel nostro paese).

L’importanza di questa piccola chiesa si misura anche nelle relazioni ecumeniche: l’anno 2017 è stato certo una svolta, come testimonia l’elevato numero di eventi organizzati anche con gli uffici preposti della Conferenza episcopale; ma la si ritrova anche nelle parole di alcuni ospiti esteri: in particolare György Kramer (Chiesa evangelica luterana in Ungheria) ha fatto presente la necessità per la sua chiesa (ma non solo la sua, in realtà) nel far sì che si riconoscano reciprocamente i suoi membri che hanno opinioni anche radicalmente diverse, per esempio su un problema tanto drammatico come la gestione del problema migratorio; Enno Haaks, segretario generale della Gustav Adolf Werk, ha riferito come il pastore di Homs, nella Siria brutalizzata dalla guerra, abbia detto che qui, proprio qui, in questa situazione drammatica, è data possibilità alla chiesa di far vedere da quale parte essa si collochi.

E, sempre domenica, il pastore Mario Fischer, vicesegretario della Comunione di chiese protestanti in Europa, ha pronunciato un intervento riferito alla Celi, ma estendibile in realtà alle altre piccole chiese del protestantesimo italiano: realtà piccole, che però appartengono a famiglie ben più ampie; chiese di minoranza, meno istituzionali delle chiese maggioritarie, più orientate all’azione verso chi, nella società, è più debole. A loro e a tutti dobbiamo annunciare la speranza del futuro che Dio ci ha promesso.

La giornata di oggi è la penultima del Sinodo: in serata l’approvazione dei bilanci, le elezioni e, martedì 1° maggio, il culto conclusivo nella chiesa di via Sicilia 70, mentre in quello inaugurale del sabato pomeriggio, nella cappella della struttura Villa Aurelia, era stato ordinato il pastore Georg Reider dell’Alto Adige.