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Attacchi aerei in Siria. Condanna delle chiese presbiteriane

Si è aggiunta al coro di critiche che si sono levate contro gli attacchi aerei in Siria compiuti da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna lo scorso 14 aprile, anche la voce delle chiese presbiteriane in Siria.

 

Dopo la dichiarazione firmata da Giovanni X, il Patriarca greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, da Ignazio Aphrem II, Patriarca siriaco-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, e da Giuseppe Absi, Patriarca melchita-greco cattolico di Antiochia, Alessandria e Gerusalemme, in cui condannavano «la brutale aggressione che ha avuto luogo contro il nostro prezioso Paese, la Siria, da parte degli Stati Uniti, della Francia e del Regno Unito, con l’accusa secondo la quale il governo siriano avrebbe usato armi chimiche» (https://riforma.it/it/articolo/2018/04/16/siria-attacchi-aerei-brutali-e-ingiustificati), a prendere posizione è il Sinodo evangelico nazionale in Siria e Libano.

 

In un documento pubblicato ieri si dice che l’attacco è stato il risultato della «fabbricazione di accuse, senza giustificazione legale» ed è «in contraddizione con il desiderio del popolo siriano».

«L’ingiusta aggressione è arrivata, affermando che la mentalità imperiale e la tirannia della potenza continuano ad abitare e spostare i superpoteri, senza alcun riconoscimento dei diritti delle altre nazioni».

Nella dichiarazione, firmata dal past. Joseph Kassad, segretario generale del Sinodo Evangelico Nazionale in Siria e Libano, si fa appello alle chiese occidentali affinché «esercitino la massima pressione sui loro governi e la diplomazia, per non ripetere quelle dinamiche che minano le possibilità di garantire quella stabilità che il nostro paese attende».

«Mentre dichiariamo questo – si legge nella conclusione – chiediamo a Dio Onnipotente di dare alla nostra leadership, al governo e all’esercito nazionale tutta la saggezza e la fermezza di fronte alle forze del male. Eleviamo le nostre preghiere per una Siria forte che sostenga i valori della pace, della dignità umana e della convivenza pacifica tra tutte le sue componenti».