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Per un’identità che unisca l’anima evangelica e l’anima liberale

Nella sua relazione al convegno, lei ha suggerito che l’identità battista è plurale fin dagli inizi. E’ così?

In un certo senso sì. Come battisti abbiamo tra i nostri antenati tre diversi movimenti: gli anabattisti sorti in Svizzera nel XVI secolo, i battisti generali o arminiani nati tra gli esuli britannici ad Amsterdam nei primi anni del XVII secolo; e i battisti particolari o calvinisti che si costituirono in Inghilterra tra il 1630 e il 1640. Si tratta di movimenti con indirizzi teologici anche molto diversi, soprattutto gli ultimi due che ho citato, ma che si riconoscevano attorno al simbolo primario del battesimo dei credenti.

E’ dunque il battesimo dei credenti la caratteristica fondamentale dell’identità teologica battista?

Naturalmente esistono anche altre caratteristiche teologiche del battismo, tuttavia, l’idea che il battesimo sia associato ad una esplicita e convinta dichiarazione di fede del battezzato è ciò che ha cambiato il modo di pensare la chiesa e la società. Il battesimo dei credenti, in opposizione a quello dei bambini, fa della chiesa una comunità consacrata di coloro che per grazia di Dio sono giunti a credere in Cristo e presuppone una società che promuova la libertà di coscienza. Allo stesso modo, con il battesimo dei credenti si spezza l’equazione cristiano=cittadino introducendo l’idea che la chiesa e lo stato siano due entità diverse e separate.

Lei ha affermato che l’identità battista “dovrebbe consistere nella reciproca coesistenza e compenetrazione sia dell’anima evangelica sia dell’anima liberale”. Cosa ha voluto sostenere con questa affermazione?

Ho voluto utilizzare due termini che nella lingua inglese indicano due opzioni teologiche spesso alternative. Evangelical indica, per fare un esempio, gli evangelicali conservatori degli Stati Uniti, mentre liberal indica posizioni generalmente progressiste, soprattutto su temi etici. Ho usato questi due termini, anche con una certa dose di provocazione, per sottrarli all’utilizzo ideologico sopra citato, e per affermare una fede che crede fermamente nell’evangelo di Gesù Cristo e nella libertà dell’evangelo. Evangelico è il riferimento forte alla fede in Gesù Cristo secondo le definizioni fondamentali date dalla Riforma protestante; liberale è invece un atteggiamento di generosità di spirito e di mente. In questo senso, l’identità battista deve essere sia evangelical sia liberal.

Se si guarda all’Alleanza battista mondiale (ABM), l’organizzazione che raccoglie circa 45 milioni di credenti battisti dei cinque continenti, si ha l’impressione che questa unione di evangelical e liberal sia rara. Si trovano invece posizioni alquanto diversificate su temi quali l’ecumenismo, il pastorato femminile, l’interpretazione biblica, l’omosessualità.

E’ vero, ci sono posizioni anche molto diverse tra i battisti mondiali. Questo può essere un problema che crea conflitti, ma anche un’opportunità e una ricchezza. Credo che in un contesto diversificato sia importante definire quali sono le verità di fede “non negoziabili”, condivise da tutti, e che dal mio punto di vista corrispondono a quanto affermato dai credi ecumenici della chiesa. Poi esistono le dottrine che sono formulazioni di credenze che possono essere espresse o interpretate in modo diverso. E poi ci sono quelle che chiamo opinioni che possono variare anche notevolmente da una chiesa all’altra e da un credente all’altro. Il problema nasce quando qualcuno vuole fare diventare un’opinione un dogma o degradare una verità condivisa a opinione.

Qual è il messaggio più forte dei battisti, oggi, in ogni parte del mondo?

E’ certamente il messaggio dell’evangelo di Gesù Cristo. Chiunque tu sia, ovunque tu viva, qualunque sia il colore della tua pelle, il tuo genere, il tuo orientamento sessuale, Cristo è per te!

 

Foto di Pietro Romeo: Nigel G. Wright rettore emerito dello Spurgeon’s College di Londra