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Gli evangelici nel nuovo Parlamento italiano

Il 23 marzo, con la prima seduta della Camera dei Deputati e del Senato, ha preso avvio la XVIII legislatura della Repubblica italiana, caratterizzata dall’età media più bassa registrata in 60 anni, da quel 1948 anno delle prime elezioni della storia moderna del nostro paese (dopo quelle per formare l’Assemblea costituente nel ‘46).

Il Movimento 5 stelle è la compagine più rappresentata e il principale protagonista del rinnovamento dei volti che compongono i due rami del Parlamento: ha fatto il pieno in varie regioni, fra queste la Campania.

Fra i neo eletti anche Raffaele Bruno, il più votato nel collegio per la Camera di Napoli San Lorenzo: 44 anni, biologo, ma soprattutto attore e autore teatrale, membro fin da bambino della chiesa battista di via Foria nel capoluogo campano.

Dalle scuole alle carceri, dalle comunità di recupero ai lavori coi migranti: i suoi seminari, il suo teatro, (Delirio Creativo è il nome del collettivo di artisti che operano in tal senso) sono rivolti ai cosiddetti ultimi della nostra società, «una categoria che sta tristemente aumentando la sua composizione – racconta Bruno che è stato per molti anni assistente di Stefano Benni e ha condotto laboratori teatrali all’interno dei seminari proposti dal celebre autore e scrittore – e alla quale attraverso il teatro cerchiamo di offrire uno strumento di gioia e se possibile di riscatto personale. Il mio percorso è contaminato moltissimo dalla fede: credo che questo particolare modo di intendere il teatro, al servizio degli altri, sia una sintesi fra la mia passione e la mia fede, e credo che una parte arricchisca l’altra in nome di quella cosa bellissima che si chiama vocazione. Il teatro è un luogo dell’anima, in cui le persone si incontrano, lavorano insieme, abbattono pregiudizi e differenze».

Molti i lavori fatti anche all’interno del panorama battista, dai gruppi giovanili ai campi lavoro ai seminari nelle chiese, il prossimo previsto alla chiesa di Milano il 26 e 27 maggio: «in questi casi di solito partiamo dalla vicenda di Zaccheo che sale su un albero per vedere Gesù e cambia così la sua prospettiva di vita, per chiedere ad ognuno di noi di guardare con occhio nuovo al mondo che ci viene incontro».

Da questo impegno di strada è probabile che sia scaturita la chiamata ad un impegno politico, che «ho vissuto come un’ulteriore tappa del mio percorso personale. Non è stata una scelta semplice, mi sono confrontato con le persone a me vicine e fra queste il pastore della chiesa di via Foria Jaime Castellanos. Alla fine accettare mi è parsa un’opportunità per dare un po’ di voce anche a chi spesso voce non ce l’ha».

Tutto da definire il futuro ruolo in Parlamento: «è troppo presto, intanto c’è da imparare un mestiere nuovo, al quale spero di approcciarmi con garbo e passione. Non posso che dire pregate per me!».

Un veterano del Parlamento è invece l’altro evangelico presente (non si è ricandidato per motivi personali il valdese Luigi Laquaniti, eletto nel 2013 nelle file di Sel): il senatore Lucio Malan, che di anni ne aveva appena 33 al momento della prima elezione nel 1994 e che oggi apre la personale VI legislatura: «ci sono tutte le premesse perché sia anche la più breve – sorride -. Mai dire mai però, anche quella conclusa da poco sembrava esser partita ad handicap ed invece è durata 5 anni. La pazienza e la determinazione del presidente della Repubblica Mattarella sono una garanzia che i tentativi di cucitura saranno incessanti».

Se con Raffaele Bruno ci imbattiamo nell’entusiasmo della novità, per Malan «questo sentimento si mescola con la consapevolezza acquisita nel tempo di quanto i meccanismi politici siano difficili, ma non manca mai il forte dovere di voler fare del proprio meglio per il nostro Paese».

Partito da Luserna San Giovanni Malan è da anni fra le figure apicali di Forza Italia, ma è alle piccole realtà locali che vuole porre l’attenzione in tempi di «accorpamenti spesso forzosi che rischiano di stravolgere le specificità dei piccoli comuni. Quello delle identità è un concetto che a noi valdesi sta o dovrebbe stare molto a cuore, date le battaglie che si sono combattute in passato e ancora oggi si perseguono per mantenere autonomia, riconoscibilità».

Le specifiche identità troverebbero terreno fertile per germogliare certamente anche di fronte ad una nuova legge sulla libertà religiosa che il nostro paese attende da troppi anni: «è fondamentale trovare una soluzione condivisa in materia – prosegue il senatore -; serve una legge quadro che superi intanto le norme relative ai culti ammessi datate addirittura 1929 e 1930. Leggi che varie sentenze successive del Consiglio di Stato ha reso ancora peggiori. Si pensi ad esempio alla riconoscimento di autorità giuridica di una nuova chiesa, possibile oggi solo di fronte alla presenza di almeno 500 fedeli, o si pensi ai paletti imposti alla costruzione di nuovi edifici di culto, che non fanno altro che obbligare molte persone a riunirsi in situazioni di disagio, magari semi clandestino, non aiutando in certi casi la riconoscibilità delle persone e delle attività svolte in questi siti. Servono al contempo linee guida valide per tutte le confessioni che hanno le Intese con lo Stato, e si deve cercare in qualche maniera di portare alle Intese anche chi oggi non le ha».

Buon lavoro.