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Arrivati in dignità a Fiumicino altri siriani dal Libano

Ha sette anni, Majida. Come la guerra in Siria. Ed è per questo che non ha mai visto la nonna. Oggi, all’aeroporto di Fiumicino, grazie ai corridoi umanitari con cui profughi siriani particolarmente vulnerabili arrivano in sicurezza e legalmente dal Libano in Italia, la nipotina, che non stava nella pelle, l’ha finalmente conosciuta. «E’ l’abbraccio delle due Majide», ha commentato il padre, siriano, in Italia da anni. Sì, perché la bimba porta il nome della nonna paterna. «Il giorno stesso che ha lasciato la sua casa di Idlib per fuggire verso il Libano, abitazione sin qui risparmiata dalle bombe, un missile è caduto proprio lì», spiega Haji, padre e figlio delle due Majide riunite.

L’anziana signora andrà a vivere con loro, non lontano da Roma, dove conoscerà anche la piccolina della famiglia italo-siriana, Aisha, di quindici mesi. I fratelli di Haji, invece, sono in Turchia, dove sono fuggiti, mentre un giovane nipote da un anno e mezzo è in Germania, arrivato seguendo la rotta balcanica.

Insieme a “Majida senior”, sono giunte oggi a Fiumicino altre 41 persone, un terzo dei quali bambini. Domani è previsto l’arrivo, sempre da Beirut, di altre 42 persone. Presenti oggi a Fiumicino altre due famiglie, arrivate in Italia con dei corridoi umanitari precedenti, per accogliere e stringere i loro parenti. I nuovi arrivati, secondo la filosofia dell’”accoglienza diffusa”, saranno dislocati in tutta Italia, dal Piemonte alla Lombardia, dalla Liguria al Lazio, dalla Sardegna alla Sicilia, dove ad accoglierle saranno strutture delle organizzazioni promotrici – Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), Tavola valdese e Comunità di Sant’Egidio – e dei loro partner.

«Noi siamo qui perché è necessario essere con chi soffre e con chi rivendica i diritti umani, perché è possibile aprire canali umanitari legali e sicuri per i profughi e sicuri per gli italiani. Siamo qui, perché è giusto», ha affermato nel corso della conferenza stampa Paolo Naso, coordinatore del Programma rifugiati e migranti della Fcei “Mediterranean Hope”, ricordando che siamo a pochi giorni dal Cinquantenario dell’assassinio del pastore battista Martin Luther King. Ricalcando le parole del paladino dei diritti civili degli afroamericani, ha aggiunto: «La paura si chiede: “è sicuro?”. La politica si chiede: “è popolare?“. Ma solo la coscienza si chiede “è giusto“?, …e noi oggi siamo qui, perché è giusto».

Il presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo ha ricordato come i corridoi umanitari siano «corridoi di pace», chiedendo a chi oggi comincia un percorso di integrazione di «lavorare con noi per la pace, unica garanzia per la dignità di tutti». Il viceministro agli Esteri, Mario Giro, che ha definito la guerra in Siria «lo scandalo del nostro secolo», ha detto: «Il nostro nemico è la guerra. Non ci sono nazionalità, non ci sono etnie, ci sono solo uomini e donne che devono essere contro la guerra, fonte di tutti i mali». La viceprefetto Donatella Candura del Ministero dell’Interno ha rimarcato l’eccezionale lavoro svolto sia dalle organizzazioni promotrici, che dalle forze dell’ordine: «una sinergia virtuosa».

I corridoi umanitari, avviati in Italia nel 2016 con la collaborazione dei ministeri dell’Interno e degli Esteri, sono ormai un modello replicato in altri paesi europei. Venerdì scorso, 23 marzo, sono arrivate a Parigi altre 15 persone, portando a 107 il numero di profughi accolti in Francia dal progetto ecumenico promosso da Sant’Egidio insieme a chiese evangeliche. Ieri invece l’arrivo a Bruxelles di 26 persone, accolte da una piattaforma interreligiosa, con la partecipazione anche delle comunità ebraiche e islamiche.

Leggi qui la scheda sui corridoi umanitari, con i dati aggiornati all’ultimo arrivo del 27 e 28 marzo 2018.

 

Nella Foto: Majida e Majida, nipotina e nonna, si abbracciano all’aeroporto di Fiumicino – 27 marzo 2018