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“Cut!” Buona la prima!

Il 3 marzo, nell’Aula Magna della Facoltà valdese di Teologia, ha avuto luogo un incontro pubblico in cui è stato presentato un video-documentario prodotto durante il campo di formazione interreligioso EYCE «Cut the Prejudice». Nell’aprile 2016 giovani provenienti da tutta Europa si erano incontrati a Berlino per discutere insieme di come il pregiudizio possa costruire insormontabili barriere tra gli esseri umani. «L’obiettivo di questo documentario – ha affermato Angelita Tomaselli, coordinatrice del campo – è quello di avere un focus preciso sulla nascita del pregiudizio, sulle sue dinamiche e su come fronteggiarlo. Dietro ogni diversa fede religiosa c’è una persona, con il suo volto e la sua storia. Il progetto ha inteso evidenziare proprio questo: il cuore di un’identità è anche la religione e conoscere la fede religiosa dell’altro e dell’altra è conoscere la profondità della persona che ci sta accanto. Abbattere le barriere del pregiudizio e degli stereotipi significa mostrare il vero valore della persona e dunque l’essere umano».

Il piccolo gruppo di lavoro, attraverso il metodo del racconto, lo storytelling, ha ha potuto lanciare il proprio messaggio alla generazione odierna. Attraverso un disegno, la lettura di una poesia, la creazione di un videoclip, i e le partecipanti hanno raccontato la propria esperienza del pregiudizio interreligioso e come abbiano agito nei confronti dello stesso. Dopo la proiezione, una tavola rotonda al femminile moderata da Claudio Paravati, direttore di Confronti.

Annapaola Carbonatto, membro del Consiglio Fgei e partecipante al corso di formazione ha sottolineato «la positività dell’essere stato un piccolo gruppo, in quanto ciò ha permesso di intendersi velocemente e stringere una buona relazione tra tutti e tutte». La segretaria Fgei Francesca Litigio ha rilevato che «caratteristica di campi di questo genere è il confronto alla pari, il cui obiettivo è uscire dalla propria condizione di comfort per lavorare d’intesa e garantire parità di diritti a tutti, donne e uomini di questo mondo, di questo tempo».

Forte il messaggio di Francesca Baldini, coordinatrice del gruppo giovanile di Religions for Peace Italia: «È necessario rimanere umani, prima di tutto, nella vita di ogni giorno. Il dialogo è la via per essere propriamente umani. Lo sguardo è la prima forbice che taglia il pregiudizio». Raisa Labaran, responsabile dell’Ufficio per il dialogo interreligioso di Femyso (Forum of European Muslim Youth Student Organisations), ha condiviso l’idea che «ci si sente meno soli quando ci si unisce per combattere per una causa comune, quale la parità dei diritti e la costruzione della pace; ciò è reso possibile grazie a un dialogo non teoretico e fascinoso, ma concreto per creare rete e comunicazione».

Presenti all’evento, che ha registrato una buona presenza di pubblico giovanile, anche alcune rappresentanze del mondo istituzionale, ecumenico ed interreligioso del panorama romano.

«Da un lato – ha affermato Sara Lilli, consigliera del I Municipio di Roma – emerge che ragazzi/e, diversi/e per culture e religioni, condividano insieme una speranza come quella di trovare un lavoro nel loro futuro; dall’altro che un gruppo giovanile si esprima con le proprie parole e usi i propri modi di comunicare. Il valore del video risiede nel fatto che i e le partecipanti abbiano restituito quanto appreso durante il corso di formazione e lo abbiano fatto proprio».

«Spontaneità, condivisione e gioia dello stare insieme» sono la cifra del video a detta di Massimo Giraldi, membro della Commissione Film della Cei. Alessandro Benedetti, responsabile dell’Ufficio Relazioni Pubbliche della Comunità Baha’i in Italia, ha evidenziato come i «giovani possano essere la frontiera di un processo come quello del dialogo» e il vicepresidente dell’Ugei Ruben Spizzichino ha rilevato che «un filtro neutro, come l’occhio di una telecamera, è lo strumento ideale per scrollarci di dosso le etichette collezionate nel corso dei secoli rendendoci semplicemente ciò che siamo: creature del Signore, a prescindere dalla religione». «Il dialogo è qualcosa voluto da Dio. Il dialogo è uno stile di vita» (Bernadette Fraioli, del Centro Astalli di Roma – Servizio dei Gesuiti per i rifugiati). Presente anche l’Ufficio Otto per Mille valdese, tra gli enti finanziatori del progetto.

L’evento ha costituito il primo tassello per la costruzione di una rete giovanile  interreligiosa animata dal desiderio di unire le forze e creare una progettualità comune in cui la voglia di stare e lavorare insieme sono la ricetta per una pacifica ed armoniosa convivenza.