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Gioco d’azzardo patologico: un dramma che sta scoppiando

Il gioco d’azzardo patologico è stato inquadrato dal maggio del 2013 nella categoria delle dipendenze comportamentali, al pari di altre come tabacco, alcool, droghe.
Anche le chiese si mobilitano per cercare di arginare questo fenomeno dilagante tra giovani e meno giovani, che distrugge famiglie intere e pone anche in pericolo la vita delle persone.

La chiesa avventista segue ormai da molti anni e con estrema attenzione questo ambito d’intervento. Ne abbiamo parlato con Franco Evangelisti, responsabile dell’Opera Sociale Avventista, che gestisce l’8 per mille avventista.

Come nasce l’impegno della chiesa avventista nell’ambito del gioco d’azzardo?

«Sono circa tre anni che ci occupiamo di sovra-indebitamento ed usura. Oltre vent’anni fa aprimmo una fondazione antiusura, ma ci accorgemmo ben presto che il lavoro con le persone già sovra-indebitate è solo una parte del percorso, e quindi abbiamo aumentato le risorse e l’impegno nella prevenzione. I nostri progetti si inseriscono nella campagna di sensibilizzazione Solo se puoi, lanciata nel 2016 e legata alla capacità di ogni cittadino di valutare ciò che può spendere senza andare nel sovra-indebitamento. Perché nel gioco d’azzardo il dramma sta scoppiando: molti sono già in cura per i danni provocati dal gioco, più di due milioni di persone sono potenziali futuri malati di questa dipendenza».

Quindi l’informazione e la conoscenza, come sempre accade, sono alla base di tutto.

«Crediamo che dare informazioni alle persone sia più utile che fare pronto soccorso quando il problema è già drammatico. Investiamo in informazione, perché parlarne, conoscere il problema, è sicuramente la cosa più importante da fare. Cerchiamo di parlarne in varie maniere diverse, perché abbiamo notato che se affrontiamo il problema in modo diretto sovente l’attenzione degli interessati sfugge. Abbiamo comunicato tramite spettacoli teatrali, rappresentazioni preparate dagli studenti, collaborazioni. Informare affinché chi si avvicina al gioco d’azzardo sappia che sta rischiando.

Quest’anno abbiamo lanciato questi due nuovi progetti: Ludocrazy e Io gioco Davvero».

Ci parli di questi due progetti: chi coinvolgono e come fare per parteciparvi.

«Con Io Gioco davvero ci rivolgiamo ad Associazioni e Società sportive, perché queste hanno il contatto diretto con i giovani e giovanissimi. Lo sport rappresenta un modo sano di approccio alla dimensione ludica, con una valenza educativa data dall’apprendimento di regole, ruoli e relazioni. Daremo degli strumenti di strategie comunicative sul gioco d’azzardo alle società sportive che aderiranno a questa iniziativa. L’obiettivo è che parlino del problema, mettendolo al pari dell’attenzione riservata all’alimentazione, all’allenamento, alla salute. I ragazzi saranno poi invitati a fare dei filmati di un minuto, che verranno  giudicati e votati. Alla fine del percorso i primi tre classificati riceveranno somme in denaro, da spendere all’interno della società sportiva stessa. Il bando si trova sul sito dell’Otto per mille avventista».

In cosa consiste invece Ludocrazy, non impazzire per il gioco?

«Il tema è sempre lo stesso, ma visto da un altro punto di vista: l’arte può essere un utile canale di informazione e comunicazione. Ludocrazy è un progetto dedicato agli artisti, che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso il linguaggio universale dell’arte. 

In collaborazione con Paratissima di Torino abbiamo lanciato un bando di concorso: selezioneremo dieci artisti emergenti che si faranno interpreti del tema del gioco d’azzardo, raffigurandolo nelle loro opere. I tre finalisti esporranno le loro opere nei vari eventi nazionali di Paratissima. In occasione dell’evento di Torino, a novembre 2018, sarà allestita una sezione speciale dedicata aa questo progetto e sarà premiata l’opera vincitrice.

Anche in questo caso i dettagli del bando si trovano sul sito dell’Otto per mille avventista».

Poniamo attenzione, quindi, a queste iniziative. La ludopatia, che sarebbe meglio chiamare “azzardopatia”, perché il gioco è positivo e deve continuare ad avere questa connotazione, è una malattia che sconvolge non solo la vita della persona, ma anche quella delle famiglie, del lavoro, delle amicizie.