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«Trasformare e guarire un mondo sofferente»

Tratto da www.chiesavaldese.org

«Non siamo qui per parlare a noi stessi, a fare gli esperti di ecumenismo o di missiologia. Siamo qui per chiederci, ascoltare, comprendere quale è la trasformazione alla quale Dio ci chiama.»

Con queste parole Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ha aperto oggi la Conferenza missionaria mondiale ad Arusha, Tanzania, sotto il tema “Camminare nello Spirito: chiamati a un discepolato trasformativo”. Più di mille partecipanti da tutto il mondo si sono riuniti per l’evento, ospitato dalla Chiesa evangelica luterana in Tanzania, che si concluderà il 13 marzo.

La prima Conferenza missionaria mondiale si tenne a Edimburgo, in Scozia, nel 1910, e tale data viene celebrata come inizio del movimento ecumenico. Da allora, una serie di Conferenze si sono susseguite a intervalli di circa dieci anni.

Quando il Consiglio missionario mondiale, uno dei frutti di Edimburgo, venne incorporato dal Consiglio ecumenico delle chiese nel 1961, quest’ultimo si assunse la responsabilità del lavoro programmatico del Consiglio e dell’organizzazione delle Conferenze missionarie, attraverso la costituzione di una Commissione per la missione mondiale e l’evangelismo. Essa si adopera per offrire a chiese, persone e movimenti impegnati nella missione e nella testimonianza spazi per condividere riflessioni, esperienze, domande e scoperte relative ai contenuti e ai metodi della testimonianza cristiana oggi. L’obiettivo è quello di contribuire e consentire a chiese e organismi missionari di operare insieme nella missione, e di farlo con un approccio cristologico, promuovendo la coerenza tra le metodologie utilizzate e i contenuti evangelici.

Nelle Conferenze missionarie mondiali, inoltre, il Cec vive concretamente una forma di “ecumenismo più ampio” attraverso la piena partecipazione di delegati della Chiesa cattolica romana e di chiese e movimenti missionari evangelici e pentecostali.

Ma cosa si intende oggi con termini quali missione ed evangelizzazione? Molto è cambiato in questi centootto anni.

Dall’approccio originario, che si concentrava sulla conversione del mondo al cristianesimo, la riflessione e le pratiche delle chiese si sono radicalmente evolute per rivolgersi al lavoro con le popolazioni in zone di conflitto, nelle regioni maggiormente affette dai cambiamenti climatici, e nelle situazioni dove la sopravvivenza economica e i diritti sono minacciati.

Questo lungo processo di decostruzione e ripensamento del concetto di missione è stato possibile grazie all’inclusione e all’ascolto della pluralità di voci, culture, sguardi, pratiche, bisogni che compongono il mosaico umano e delle chiese: le voci e le critiche delle donne, dei giovani, delle popolazioni del Sud del mondo, delle minoranze, delle persone diversamente abili, degli emarginati e degli esclusi.

Il tema della Conferenza prende le mosse dal passo biblico di Galati 5,25:

«Se viviamo per lo Spirito, camminiamo altresì per lo Spirito»

La sfida posta davanti a questa Conferenza è quella di capire cosa significa per noi, come individui e come chiese, oggi e insieme, essere trasformati e trasformate dallo Spirito Santo, e cosa significa partecipare all’azione dello Spirito nel trasformare e guarire un mondo sofferente.