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A Torino il quartiere si mobilita per l’Ospedale valdese

Il gelo ha fermato i treni ma non le donne!»: questo il saluto simpatico con cui si è aperta il 28 febbraio alla «Casa del quartiere» un’affollatissima e partecipata assemblea su «La Casa della Salute – il “Valdese”». Era infatti organizzata dall’associazione «Donne per la difesa della società civile», che da oltre dieci anni opera nel quartiere San Salvario su tutti i temi che coinvolgono la cittadinanza, e dallo Spi-Cgil, lo storico sindacato dei pensionati, attivissimo sul territorio del quartiere, rappresentato dal suo segretario, Roberto Demichelis, oltre che dalla Asl torinese, per fare il punto sulla riapertura della Casa della Salute, a sei mesi di distanza, e sapere quali nuovi provvedimenti siano in corso.

Una «ferita lacerante, per il quartiere, per la città e per la storia stessa dei valdese» – è stato ricordato in apertura – la chiusura dell’Ospedale valdese, che la popolazione ha difeso per anni con infinite manifestazioni: ricordo fiaccolate –l’indimenticato pastore Franco Giampiccoli in testa alla delegazione valdese – proteste, sit-in, cortei, volantinaggi, mobilitazione dei negozianti, visite gratuite dei medici in ambulatori di fortuna, un’associazione di donne con tumore al seno dal provocatorio titolo «Mettiamoci le tette», che aveva tappezzato le case di fronte con un enorme stendardo su cui si erano fatte fotografare i loro seni.

A lungo in abbandono, a luglio i locali del piano rialzato si sono riaperti con alcuni servizi, attivi dalle 8 alle 20, ha ricordato il direttore generale dell’Asl Torino, Valerio Fabio Alberti, con l’intento di creare una struttura che sia più che un poliambulatorio, ma che preveda l’accoglienza e l’orientamento per i cittadini, e da maggio uno sportello per gli anziani e la disabilità. Infatti nel quartiere il 27% della popolazione ha più di 65 anni, 6000 persone sono over 85, e 3250 vivono da sole, in maggioranza donne. Al primo piano è previsto un reparto per la funzione materno-infantile e ambulatori per la procreazione assistita. Al II piano è prevista la realizzazione di 50 posti-letto per post-acuzie, mentre al III saranno rimesse in funzione due (in futuro tre) sale operatorie. Alberti ha rilevato come sia importantissimo il rapporto dell’Asl con i medici di famiglia (700 a Torino ): «Stiamo lavorando alla formazione e riqualificazione del personale infermieristico, anche assumendo infermieri, e nel 2018 sono previsti investimenti per l’assistenza territoriale e l’assistenza domiciliare». Al centro dev’essere la persona e il territorio – ha ribadito con forza Demichelis –: «E verificheremo in un incontro come questo il prossimo anno!».