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Firenze, il tempio valdese assalito dai ladri

Nella notte tra venerdì 2 e sabato 3 marzo la chiesa valdese di via Micheli a Firenze ha subito un tentativo di furto con scasso.

Lo storico edificio in stile neogotico, situato all’angolo fra via Micheli e via La Marmora, fu già sede della chiesa anglicana: la prima chiesa anglicana della città era stata edificata nello stesso luogo negli anni Quaranta dell’Ottocento, e poi riedificata a cavallo del secolo, e come tale utilizzato fino al 1966, momento dell’acquisizione da parte della chiesa valdese che da allora ha qui il suo luogo di culto principale.

Pur nella semplicità che lo caratterizza, il tempio conserva diversi elementi architettonici di pregio.  Una vetrata ottocentesca di interesse storico-artistico è stata infranta dai ladri per entrare all’interno della chiesa.
L’episodio, si legge sul sito della chiesa valdese, è stato segnalato dalla Polizia intervenuta sul posto alla pastora Letizia Tomassone, subito accorsa al tempio. Il tentativo di furto è andato a vuoto, a parte la sottrazione di un sottocalice d’argento, perché la chiesa non conteneva né denaro né oggetti preziosi che potessero essere di interesse. Come rileva ancora dal sito della chiesa, «non si sono riscontrati elementi di vilipendio o di disprezzo nei confronti dei valdesi stessi. Probabilmente, si tratta di un tentativo di furto andato a vuoto, ma che è assolutamente riprovevole dal punto di vista della violenza esercitata nei confronti di un luogo di culto di una confessione religiosa».

Il Concistoro, riunito nella mattina di sabato nel Centro comunitario di via Manzoni, ha annunciato che le attività della chiesa valdese sarebbero proseguite regolarmente con il culto di domenica.

La pastora ha così commentato l’episodio: «la chiesa valdese di Firenze, addolorata per aver subito un’intrusione nel locale di culto dove sono stati danneggiati alcuni arredi, vuole esprimere la propria vicinanza a tutte quelle chiese e quei luoghi di culto che in questi anni sono oggetto di attentati e intrusioni ben più gravi. Pensiamo alle chiese copte in Egitto o in alcuni paesi africani o asiatici in cui non si raccolgono vetri rotti ma corpi di persone crudelmente strappate alla vita. Pensiamo anche alle sinagoghe in Francia o alle moschee nei paesi arabi che sono state oggetto di attentati e stragi. La nostra piccola esperienza ci fa toccare con mano quanto è doloroso essere colpiti e quanto Dio ci guida per ricostruire, guarire, creare condizioni per il perdono e la riconciliazione. Al tempo stesso questa chiesa di Firenze, da anni impegnata nell’accoglienza verso chi è ai margini o vive condizioni di esclusione sociale, vuole affermare il proprio impegno sul fronte della povertà, per il riconoscimento della dignità di ogni persona. La nostra vocazione cristiana è quella di essere una comunità aperta e a questa vocazione vogliamo continuare a rispondere con fiducia nel Dio della vita. Questo affermiamo con forza anche alla luce del fatto atroce avvenuto lunedì su un ponte di Firenze, con l’uccisione deliberata di un africano da parte di un italiano. Credere in Gesù Cristo significa credere che la giustizia di Dio si è fatta più vicina a noi, consola ogni lacrima e sostiene ogni gesto che ricompone il tessuto lacerato delle relazioni sociali».

Diverse chiese protestanti hanno subito espresso tramite Facebook la loro vicinanza ai fratelli e sorelle fiorentini, in particolare alcune comunità colpite da analoghi episodi: la chiesa metodista di Trieste, tramite la presidente del consiglio di chiesa, ha manifestato il suo appoggio: «Sappiamo perfettamente che cosa vuol dire subire un atto così vigliacco, avendolo vissuto più volte nella nostra chiesa. Soprattutto per i danni compiuti a porte, vetrate ecc.». Anche la chiesa battista di Mottola, in provincia di Taranto, ha espresso la massima solidarietà: «Anche noi abbiamo subito furto con scasso anni fa. Presero impianto di amplificazione, mixer, microfoni e tastiera. Purtroppo sono casi frequenti, sintomo di una grave malessere sociale».