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“In nome di Dio”: le religioni in guerra in mostra a Torino

Che cosa c’entra Dio con la guerra? Quanti ancora si sentono spinti dal “Signore degli Eserciti” a combattere per la causa della fede?  Una domanda che attraversa ogni epoca e che interroga le coscienze di agnostici e credenti oggi più che mai, vista la preoccupazione legata al nuovo insorgere dei fondamentalismi, estremismi capaci di reclutare soldati in tutto il mondo, pronti a lanciarsi sul campo di battaglia in nome della fede. Che la religione sia il fattore scatenante di molti dei conflitti che abbiamo sotto gli occhi o un’arma abilmente manipolata dalla politica, resta un nodo cruciale che coinvolge i destini di intere popolazioni.

Un tema che è anche il cuore della mostra di Paolo Siccardi e Roberto Travan che si inaugura oggi alle 18 al Museo Nazionale del Risorgimento italiano di Torino, in collaborazione con il Consiglio regionale del Piemonte e con il supporto di Fujifilm Italia, dal titolo “A(r)ma il prossimo tuo. Storie di uomini, conflitti, religioni”, 110 scatti che raccontano le testimonianze raccolte dai due fotogiornalisti torinesi raccolti in anni di lavoro in zone di conflitto. Ne emerge un’interpretazione originale del sottile filo rosso che lega religione e guerra, con uno sguardo privilgiato sugli uomini che ne sono le vittime e i protagonisti. Lo sguardo dei reporter scende nelle trincee, nelle chiese e nelle moschee distrutte, tra  i profughi in fuga e le popolazioni ridotte in miseria, sui campi di battaglia e nei villaggi distrutti, dall’Africa ai Balcani, per restituire all’osservatore una parte di quel mistero di emozioni che accompagna chi incontra la guerra “in nome di Dio”, perché, come scrive Domenico Quirico nella presentazione, «la fede ottiene dall’essere umano ciò che nessun’altra dottrina ha mai ottenuto. Nel bene e nel male».

L’esposizione è suddivisa in quattro macro aree, che fanno riferimento a territori in cui il conflitto sembra inestricabilmente legato all’appartenza religiosa: i Balcani (Bosnia, Serbia, Kosovo, Albania); l’Europa e il Caucaso (Ucraina, Nagorno-Karabakh); il Medio Oriente (Afghanistan, Iraq, Cisgiordania, Golan, Siria, Isreale,) e l’ Africa (Repubblica Centraficana, Sud Sudan).

Roberto Travan, giornalista professionista e fondatore del collettivo Walkabout-ph, come fotografo indipendente si è specializzato in reportage di guerra e sociale. I suoi lavori sono stati pubblicati principalmente da La Stampa– giornale in cui lavora dal 1989 – e tradotti in diverse lingue. Paolo Siccardi, giornalista e fotoreporter free-lance, è autore di diversi libri e mostre fotografiche, collabora da anni con il settimanale Famiglia Cristiana e ha pubblicato su diverse testate italiane ed estere. I testi che accompagnano le immagini sono del giornalista Domenico Quirico, che quell’inestricabile groviglio di emozioni contrastanti degli uomini sul campo di battaglia, quella zona grigia fra fede e fedeltà alla bandiera li ha vissuti sulla sua pelle.

La mostra sarà visitabile al Museo Nazionale del Risorgimento dal 1° marzo al 1° maggio 2018, dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 18, lunedì chiuso. Biglietto unico mostra + museo: 10 euro, ridotto 8 euro.

Cliccando qui potete ascoltare l’intervista che il programma di Radio Beckwith Evangelica ha realizzato con i due curatori della mostra Paolo Siccardi e Roberto Travan.

Foto: Sud Sudan, Paolo Siccardi