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No ad un Europa militarizzata

«E’ preoccupante che la spesa per la difesa sia in aumento e che in Europa l’uso di soluzioni militari in vari ambiti sia divenuta un’opzione sempre più consistente per gli anni a venire. Anche fra i politici più esperti, di maggior credibilità internazionale». Sono le parole preoccupate di Heikki Huttunen, segretario generale della Kek, la Conferenza delle chiese europee, in un’intervista all’agenzia di stampa protestante tedesca Epd. «L’Europa deve aumentare la sua influenza nel mondo come forza di pace» ha incalzato Huttunen, finlandese, membro della Chiesa ortodossa.

E’ alla lettura dei termini dell’accordo trovato in Germania fra i cristiano-democratici della Cdu e della Csu e i socialdemocratici dell’ Spd che le preoccupazioni dell’organizzazione ecumenica, che riunisce 114 chiese protestanti, anglicane, ortodosse e vetero cattoliche del continente, si sono risvegliate. Secondo Huttunen il protocollo siglato per dare vita alla grossa coalizione  «presenta diverse incongruenze. Nella parte riservata all’Europa si propone di rafforzare la politica estera e di sicurezza comune e di dare priorità alla diplomazia rispetto all’uso degli eserciti, ma allo stesso tempo si propone una maggiore cooperazione per aumentare la sicurezza e la difesa dei confini del nostro continente. Assistiamo ad una militarizzazione del dibattito politico che mette in discussione il ruolo di Europa quale forza e fortezza di Pace».

Huttunen vede poi, sempre in nome degli equilibri fra partiti con idee assai distanti fra loro, uno stallo sostanziale sui temi ambientali, da sempre uno dei cavalli di battaglia della politica e dell’economia tedesca: «la Germania è sempre stata un esempio per l’Europa in questo senso. Se Berlino abdica dal ruolo, anche da quello di esercitare pressioni su altre nazioni, cosa faranno i paesi politicamente ed economicamente più deboli davanti a un simile comportamento di chi ha tenuto per anni la barra dritta sul tema?».

Preoccupazioni che in qualche modo rischiano di coinvolgere anche il nostro paese. Lo scenario politico che si aprirà a partire  dal 5 marzo va proprio nella direzione di un possibile ampio accordo fra parti politiche anche distanti fra loro, in nome della governabilità ad ogni costo. Anche a costo di smussare o tralasciare aspetti caratterizzanti di questo o quello schieramento. Con il rischio di un papocchio che con la volontà di accontentare tutti in realtà tutti scontenta. E blocca il paese.

 

Foto di Heikki Huttunen realizzata da Pietro Romeo