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Condizioni di vita e di lavoro migliori per le donne

Le donne della Wicas (Donne nella chiesa e nella società) della Federazione luterana mondiale (Flm) si sono incontrate nel loro annuale meeting regionale (Europa occidentale) ad Hannover, Germania, dal 14 al 16 febbraio. Tra i principali temi di discussione, il ruolo delle donne nelle chiese e la loro partecipazione agli organi decisionali in posizioni di leadership, il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita, il movimento MeToo, che da alcuni mesi ha portato all’attenzione generale il tema delle violenze e molestie a sfondo sessuale soprattutto sui luoghi di lavoro, ma anche in altri contesti, per esempio le chiese. A questo proposito, proprio in Germania la chiesa evangelica si è attivata, attraverso la campagna #ChurchToo (ne avevamo parlato qui ).

«In questi ultimi anni siamo riuscite a nominare una delegata in quasi tutte le chiese della nostra regione, piccole e grandi, e siamo orgogliose di questo», ha dichiarato sul sito della Wicas la pastora Ulrike Hansen, coordinatrice regionale dal 2011, aggiungendo: «La diversità fra le varie chiese è fonte di grande arricchimento per la nostra rete».

Per questa ragione gli incontri annuali regionali hanno luogo ogni anno in una chiesa diversa: «Visitare le une le realtà delle altre ci aiuta a conoscere le diverse situazioni e modalità di lavoro. Inoltre, i leader delle chiese ospitanti mostrano una particolare attenzione al lavoro e alle preoccupazioni della Wicas».

L’incontro è seguito all’anno delle celebrazioni del cinquecentenario dell’avvio della Riforma protestante e della XII Assemblea della Flm (Windhoek, capitale della Namibia, dal 10 al 16 maggio 2017). Si è quindi proiettato sulla pianificazione per i prossimi anni, ma riflettendo anche sugli avvenimenti dell’anno appena terminato.

Rispetto all’assemblea di Windhoek hanno apprezzato che «la forte voce delle donne» sia risuonata nelle dichiarazioni e nelle decisioni, anche se «molto rimane da fare», come ha dichiarato Hansen, «anche solo per raggiungere la quota 40,40,20 della Flm nelle nostre chiese locali» (dove 40 è la percentuale di uomini e donne, e 20 quella di giovani sotto i trent’anni).

Il tema della giustizia di genere è stato al centro della discussione nell’incontro di Hannover, dove le partecipanti hanno dichiarato tra l’altro che «non si dovrebbe dare per scontato che la donna lavori part-time o che le posizioni di leadership siano incompatibili con i doveri familiari: c’è ancora molto bisogno di aumentare il livello di consapevolezza».

Un’assunzione di responsabilità è quanto chiedono le donne della Wicas, a livello di chiese e di società, insieme al ripensamento della visione dell’attività lavorativa e dei vari ruoli. Per esempio è stato considerato che, se circa l’82% delle chiese che fanno parte della Flm prevedono l’ordinazione delle donne a vescovo, diversi paesi (tra cui il Regno Unito, la Francia, i Paesi Bassi e l’Austria, per citare solo l’Europa) ancora non ne hanno: per incoraggiare le donne ad assumere maggiormente ruoli di leadership, la rete Wicas dell’Europa occidentale ha intenzione di avviare dei programmi di coaching intitolati «Da donna a donna», in modo che le donne con esperienza in ruoli di leadership possano trasmettere le loro conoscenze alle più giovani.

Ricollegandosi a un altro tema delle ultime assemblee della Flm, «Esseri umani, non in vendita», le donne della Wicas hanno ribadito la priorità, per i prossimi anni, di migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle donne, sia in casa (dove il lavoro domestico e la cura dei parenti non vengono considerati adeguatamente), sia all’esterno (dove permangono differenze di remunerazione, per dirne una).

Legato al discorso delle condizioni di lavoro è naturalmente il tema della campagna MeToo, che le partecipanti hanno appoggiato nel suo intento di denuncia, di rottura di un silenzio radicato. La pastora Hella Mahler, responsabile dell’uguaglianza di genere nella chiesa luterana di Hannover, ha riferito dell’esistenza di politiche di salvaguardia e assistenza all’interno delle chiese. La pastora, che è la figura di riferimento per la prevenzione delle violenze sessuali nella sua chiesa, ha aggiunto che esiste ancora un sentimento di colpevolezza nelle vittime: «È un problema così radicato che ci vorranno degli anni per imparare a gestirlo».