churchtoo

La Chiesa evangelica in Germania si interroga sulle violenze al proprio interno

Nel bel mezzo delle campagne mondiali contro la violenza sulle donne, esemplificate al meglio dall’ hashtag #MeToo, anche la Chiesa evangelica in Germania (Ekd) decide di fare la propria parte ammettendo «l’esistenza di problemi legati alla sfera sessuale anche all’interno delle proprie istituzioni». Sono parole di Kristin Bergmann, responsabile dell’ufficio Pari Opportunità della chiesa protestante tedesca.

L’Ekd conta in Germania circa 23 milioni di membri di chiesa, all’incirca gli stessi numeri dei fedeli cattolici nel paese. «Tuttavia a differenza degli atti di violenza criminale, i casi di molestie sono spesso difficili da riconoscere – ha continuato in un’intervista pubblicata sul mensile “Zeitzeichen” – . Possono presentarsi infatti in un’ampia varietà di forme: molestie verbali, insulti che toccano le questioni di genere o l’identità di genere. Non ci sono statistiche a livello nazionale in quanti questi incidenti si accumulano in contesti molto diversi senza mai essere denunciati pubblicamente».

Nel frattempo centinaia di donne che hanno subito aggressioni o atti di violenza in ambito religioso hanno iniziato a pubblicare su Twitter le loro storie attraverso l’hashtag #ChurchToo: testimonianze provenienti da tutto il mondo, da ogni denominazione e chiesa. Eske Wollrad, presidente della Federazione tedesca delle donne protestanti nello stesso articolo ha evidenziato il grande silenzio che il tema incontra negli ambienti ecclesiastici, perché rappresenta ancora un vero e proprio tabù, in un luogo che dovrebbe garantire asilo e sicurezza: «ho l’impressione che le cifre siano maggiori di quelle che conosciamo oggi».

In Italia è stato appena realizzato dalla rete “L’abuso, l’Associazione italiana che raccoglie i sopravvissuti agli abusi sessuali del clero, uno spot sull’argomento. Realizzato da Simone Padovani, giornalista, fotografo e corrispondente di alcune tra le maggiori testate della stampa estera tra cui il New York Times e la BBC, vede due bambini e due bambine rivolgersi direttamente a papa Francesco per chiedere garanzie e chiedere che sia resa obbligatoria per i vescovi la denuncia all’autorità giudiziaria dei casi che dovessero emergere.