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Addio Franco

Mercoledì 21 febbraio è mancato Franco Pasquet, Pasquettin, all’età di 92 anni. Fu partigiano, e i suoi innumerevoli racconti fatti agli alunni delle scuole che lo invitavano per raccontare quanto da lui vissuto da ragazzo durante il fascismo e poi durante la Resistenza, lo hanno fatto conoscere in val Pellice a più generazioni.

A dicembre del 1943 si consultò con il padre e decise di lasciare la casa famigliare di Torre Pellice per unirsi al gruppo di partigiani che da circa due mesi si era formato sulle pendici del monte Vandalino, il distaccamento della Sea. Lì trovo suoi coetanei di Torre Pellice che avevano fatto la stessa scelta, nonché ragazzi che l’8 settembre del ’43 si erano trovati in val Pellice e sulle sue montagne erano rimasti per sottrarsi all’obbligo mussoliniano di continuare la guerra insieme alla Germania nazista. Come Franco raccontava, non fu facile passare dal comodo letto di casa a quello di paglia nella fredda casa della Tarva in cui passò quei mesi invernali.

In lui emergeva già allora la vena poetica ereditata dal padre Alessandro, a tutti noto con il soprannome Parvus che, come farà il figlio, si esprimeva essenzialmente in una colta lingua piemontese. Nel giugno del 1944 Franco scrisse la sua prima poesia, dedicata all’amico e compagno Antonio Dassano, partigiano di origine torinese caduto nei pressi di Torre Pellice tre mesi prima in un tragico scontro a fuoco interno alle forze partigiane.

Come tutti, ebbe a sopportare le dure marce nella neve necessarie per sfuggire al primo grande rastrellamento che colpì la valle, l’operazione Sperber, svoltasi a marzo del ’44. Marce che furono ancora più dure quando ad agosto si trattò di sottrarsi alla grande offensiva militare nazifascista che, in previsione dello sbarco alleato nel Mediterraneo, intendeva debellare tutte le formazioni partigiane attestate sul confine italo-francese. In quell’occasione, durante il ripiegamento ordinato verso la Francia attraverso il Colle della Croce, Franco si trovò a percorrere il sentiero insieme all’anziano onorevole socialista Matthieu Gay il quale, nonostante i suoi 65 anni, non aveva esitato a dare il suo contributo alla Resistenza dopo i vent’anni di repressione vissuta sotto il regime fascista.

Con la graduale discesa in pianura delle forze partigiane, anche il contributo di Franco lì si spostò ed il 22 febbraio del ’45, quasi una coincidenza temporale con la data in cui ci ha lasciati, venne catturato dalla Brigata Nera di Pinerolo a Campiglione Fenile, mentre tornava in val Pellice da una missione svolta con Renato Peyrot presso una formazione attestatasi a Casalgrasso. Incarcerato nella Casa Littoria di Pinerolo subì le violenze che i brigatisti neri non risparmiavano ai partigiani catturati. Dopo 12 giorni venne fortunosamente liberato e tornò a operare nella Resistenza, trovandosi a breve impegnato a Torino nei giorni dell’insurrezione, durante i quali il fuoco dei cecchini fascisti mieteva ancora vittime fra le forze partigiane. Di quelle giornate di maggio del 1945 è la foto scattata in compagnia del suo compagno partigiano e amico sin dall’infanzia Giulio Giordano – Giulietto – sceso anch’egli a Torino per l’attacco finale, al comando della Brigata Vigone. Ritrovatisi in città i due riuscirono a ricavare un momento per recarsi nello studio fotografico Ottolenghi di piazza Carlo Felice e farsi riprendere con la foto (che si trova qui a fianco) spendendo per questo, come entrambi spesso hanno ricordato, quasi tutto il denaro in loro possesso. Giulio, come Franco nato nel 1925, impossibilitato a partecipare al funerale dell’amico gli ha rivolto un toccante saluto affidato alle parole dell’Anpi.

In esaudimento della volontà di Franco, al termine dell’omaggio resogli al cimitero di Torre Pellice è stata letta l’ennesima poesia da lui scritta, questa volta per accomiatarsi da tutti, da lui intitolata Pioré nen (Non piangete), la cui ultima strofa recita:

Adess che l’ai spiegave për da bin

përché as dev nen pioré pér Pasquettin,

corage fieuj! Buteve ant un canton

e canté, an mia mémoria, na cansson!

La canzone è stata cantata, ed è stata Bella Ciao.

Grazie Franco, ci mancheranno le tue poesie partigiane recitate ogni 25 aprile, e ci mancherai tu.

 

Nella foto a sinistra Franco Pasquet e a destra Giulio Giordano