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La prospettiva di Gesù

Quest’afflitto ha gridato, e il Signore l’ha esaudito; l’ha salvato da tutte le sue disgrazie
Salmo 34, 6

Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati
Matteo 5,4

La gioia è vera quando è condivisa. Quello che ci mette in crisi è l’essere circondati da persone per le quali la sofferenza è condizione dura e purtroppo durevole. Abbiamo il diritto di rallegrarci? Possiamo essere nella gioia se ci vediamo circondati dal dolore? La nostra gioia non è come quella del ricco che gode dei suoi pranzi, mentre il povero Lazzaro davanti alla sua casa soffre la fame (Luca 16, 19-31)? Qui però abbiamo la gioia del possesso, del lusso, del consumo; la gioia per sottrazione, quando si trae la propria gioia dalla gioia che si è sottratta all’altro; questo è inaccettabile.

Nelle condizioni normali, quando si vive l’alternanza di gioia e sofferenza, rallegrarsi è legittimo. Bisognerebbe non amare nessuno, non sperare, non vedere senso nel proprio lavoro, non comunicare con gli altri, per non avere mai gioia.

Ma il problema resta. Che gioia può provare chi vede di giorno in giorno la sua sofferenza prolungarsi, senza la prospettiva di uscirne?

Eppure Gesù offre una prospettiva. Non quella degli ottimi progetti di lotta alla povertà, che qualche risultato lo stanno pure ottenendo, malgrado le disuguaglianze. La prospettiva di Gesù è la sua stessa persona, che porta nel mondo la giustizia di Dio. Una giustizia che va al di là di ciò che è umanamente possibile e fa sorgere vita nelle situazioni disperate. Essa porta consolazione, perché ti fa sentire che Dio, malgrado tutto, è dalla tua parte, è con te.