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I semi della speranza

 Anche la Chiesa di Scozia ha accolto l’appello lanciato nei giorni scorsi da papa Francesco per una giornata di preghiera e digiuno, stabilita per il prossimo 23 febbraio, dedicata alla Repubblica Democratica del Congo e al Sud Sudan. Già altre chiese e organismi religiosi hanno aderito all’appello, tra cui il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec, ne avevamo parlato qui).

Il moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia, rev. Derek Browning, ha ricevuto l’invito a raccogliersi in questo giorno di preghiera ecumenico dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (Pcpuc).

Sottolineando che il 23 febbraio cade nella prima settimana intera di Quaresima, il moderatore ha dichiarato, come si legge sul sito della Kirk: «In molte parti del mondo sono fortemente presenti tensioni e conflitti. Quando una parte della famiglia umana è ferita, tutte le sue parti lo sono. Estendo questo invito a tutte le componenti della Chiesa di Scozia, affinché spendano del tempo in preghiera e riflessione per tutte le persone che stanno vivendo in mezzo a conflitti, e in particolare per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan. Potremmo pregare perché il dono della pace non sia solo dato ma anche ricevuto, perché non sia soltanto sperato ma affinché si lavori per esso e lo si sostenga: in quei luoghi, e ovunque».

L’impegno in questi due paesi duramente colpiti da conflitti e carestie, in particolare il Sud Sudan, non è nuovo alla Kirk, che infatti sta lavorando da alcuni anni a stretto contatto con i suoi partner in Sud Sudan per porre fine a decenni di conflitti. Nell’ottica di un approfondimento dei rapporti tra le due realtà, il rev. Peter Gai, moderatore dell’assemblea generale della Chiesa presbiteriana del Sud Sudan, e membro del Consiglio delle chiese del Sud Sudan, parteciperà all’Assemblea generale del prossimo maggio. 

Nella stessa ottica, il prossimo 5 marzo la Chiesa di Scozia accoglierà un gruppo di “costruttori di pace” da questo paese. Nelle due settimane di permanenza i membri della delegazione prenderanno parte a un seminario sulla mediazione, un aggiornamento sul tema dei traumi e un ritiro; sono previste anche le visite alle comunità di Edimburgo, Argyll, Hamilton, Forfar, Perth e Cupar.

Questa visita è solo l’ultimo passaggio di un progetto cominciato nel 2014, quando il rev. Peter Gai prese parte all’Assemblea generale scozzese e invitò l’allora moderatore rev. John Chalmers a ricambiare la visita, come accadde in effetti all’inizio del 2015. In quella occasione quest’ultimo tenne un seminario su pace e riconciliazione nella chiesa, e da allora la Chiesa di Scozia ha continuato a dare il suo appoggio ai vari leader delle chiese con seminari sulla mediazione e la costruzione della pace.

Chalmers dichiarò che quella esperienza aveva cambiato la sua vita, e si disse «sinceramente convinto che i semi della speranza che stiamo piantando contribuiranno un giorno a fare fiorire la pace in questa giovane e fragile nazione».

Infatti, nonostante la liberazione di più di 250 bambini soldato all’inizio di febbraio, anche grazie agli sforzi congiunti di diversi leader religiosi (ne avevamo parlato qui)

la situazione di questo paese nato nel 2011 rimane preoccupante. L’Onu ha dichiarato lo stato di carestia dovuto alla guerra e alla siccità dilagante. Malgrado il cessate il fuoco dichiarato a maggio e un’imponente risposta umanitaria, secondo le Nazioni Unite quasi 5 milioni di persone sono minacciate dalla scarsità di cibo.