istock-689142312

Dio ci precede e ci guarda le spalle

Il Signore camminerà davanti a voi, il Dio d’Israele sarà la vostra retroguardia
Isaia 52, 12

Bisogna che ci applichiamo ancora di più alle cose udite, per timore di essere trascinati lontano da esse
Ebrei 2, 1

 

Per Israele l’esperienza del movimento è costitutiva. C’è il movimento dell’esodo dall’Egitto verso la terra promessa; c’è il movimento degli esuli che ritornano in quella terra. Dietro questo movimento c’è la decisione di Dio, che libera dalla schiavitù e libera dall’esilio. Il movimento porta verso la libertà. Ma non avviene per decisione umana, e l’essenziale è che nel muoversi il popolo non si senta solo. Muoversi da soli significherebbe perdersi nel vuoto, essere esposti a ogni attacco.
Il popolo può muoversi perché Dio non resta immobile. Viene con noi, ci scuote, non ci lascia fermi a contemplare quello che abbiamo raggiunto e a difenderlo. Ci trascina: l’obiettivo, il programma da realizzare, ci è indicato dal Signore che cammina davanti a noi. Nel prendere le nostre decisioni, accettiamo da Dio una destinazione e chiediamo che sia lui a guidarci.
Dio non vuole che ci perdiamo per strada, perciò è anche la nostra retroguardia. Non nel senso che sia lui a restare indietro, come se fossimo più avanti di lui, noi, i moderni, o i postmoderni. È la nostra retroguardia perché abbiamo bisogno che ci guardi le spalle: ci preservi negli attacchi che possiamo ricevere; ci preservi dalla tentazione di desistere, di lasciar perdere di fronte alle difficoltà; ci preservi dalla tentazione di tornare indietro.

Nell’attuare le nostre decisioni mettiamo nelle sue mani ciò che, nelle nostre, è pur sempre un tentativo, un passo compiuto nella fiducia in colui che ci precede e ci segue.