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Il primo sinodo unito

Apre i battenti oggi il sinodo della Chiesa protestante metodista del Benin (Epmb). Un appuntamento che quest’anno assume una rilevanza particolare, in quanto sarà la prima assise dalla riunificazione avvenuta lo scorso anno fra le due distinte denominazioni metodiste, che si erano separate oramai più di venti anni fa, nel 1997.

La crisi si era aperta a seguito di pesanti dispute relative alle modalità di elezione dei rappresentanti della chiesa e alle possibilità di iterazione dei mandati ottenuti.

Da allora, fra carte bollate e tensioni a vari livelli, diversi mediatori hanno giocato un ruolo importante a partire dal presidente del Paese Patrice Talon, cui sommare i membri della Cevaa, la Comunità delle chiese in azione, la Conferenza delle chiese di tutta l’Africa (Ceta), il World Church office britannico, la Chiesa metodista nigeriana, le Chiese sorelle del Togo e della Costa d’Avorio e la Chiesa cattolica del Benin.

E’ stata la diretta televisiva nazionale il 3 luglio 2016 a sancire il nuovo corso, quando un culto è stato celebrato nella sala rossa del palazzo dei congressi di Cotonou, alla presenza proprio del capo dello Stato. L’intero corpo pastorale delle due chiese ha in seguito partecipato a un ritiro comunitario presso il centro cristiano di accoglienza e di formazione della capitale Porto-Novo.

Dopo un processo di integrazione durato circa un anno è toccato ad un sinodo straordinario, che si è svolto dal 26 giugno al 2 luglio 2017, ratificare il completamento del percorso di unificazione delle due distinte chiese metodiste alla presenza fra gli altri del segretario generale della Cevaa, pastore Célestin Kiki.

Come sottolinea dal sito ufficiale della Cevaa il pastore Amos Kponjesu Hounsa, presidente della Chiesa protestante metodista del Benin «il sinodo è un momento molto importante, direi determinante, nella vita di una chiesa. Questo è il luogo in cui fare un bilancio dell’anno passato e in cui prendere in considerazione nuove prospettive per quello a venire. Nel 2018 ciò assume connotati ancora più marcati, proprio perché siamo di fronte nuovamente ad una chiesa unita».

«La nostra chiesa – prosegue il pastore Hounsa – è appena emersa da una crisi profonda e durante questo primo sinodo avremo bisogno che tutti i nostri pastori e i nostri partner diano il loro meglio per presentare e analizzare i progetti in  corso, le opere da gestire e i piani per sviluppare la nostra chiesa. Infine dovremo adottare parametri di riferimento per l’armonizzazione delle nostre pratiche che sono state per lungo tempo divergenti».

Il metodismo sbarca in Benin nel 1843 con i missionari delle chiese britanniche e conta oggi circa 200 mila membri di chiesa, gestisce 20 scuole e vari centri sanitari.