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Sud Sudan. Liberati oltre 250 bambini soldato

Ieri più di 250 bambini soldato coinvolti negli scontri tra le varie fazioni in guerra nel Sud Sudan sono stati rilasciati da gruppi armati nell’ambito di un programma sostenuto dalle Nazioni Unite che prevede nelle prossime settimane la liberazione di oltre 700 bambini, tra cui circa 220 ragazze.

Tra le agenzie umanitarie coinvolte anche l’organizzazione cristiana World Vision che, insieme all’Unicef, sarà impegnata in una serie di programmi di sostegno ai bambini finalizzati al superamento dei traumi dovuti alle violenze subite e al reinserimento nella società.

Il direttore nazionale di World Vision Sud Sudan, Mesfin Loha, commentando il rilascio ha detto: «Oggi ci aspettiamo la liberazione di oltre 250 bambini nella regione di Yambio. Si tratta di ragazzi e ragazze che hanno lavorato con i gruppi armati sia nel conflitto sia nel lavoro domestico. Siamo particolarmente preoccupati per il numero di ragazze liberate che hanno subito violenze sessuali o di genere. Daremo loro il supporto di cui hanno bisogno, in modo che abbiano di nuovo un senso di speranza».

I bambini saranno inseriti in programmi di formazione professionale, altri torneranno a frequentare la scuola o seguiranno corsi di apprendistato. In questo modo saranno capaci in futuro di guadagnare reddito in maniera autonoma. Inoltre, per quei ragazzi e ragazze che potrebbero non essere subito in grado di ricongiungersi con le loro famiglie, World Vision darà loro assistenza provvisoria.

Più di 100.000 bambini sono stati vittime di reclutamento forzato, abuso, sfruttamento e altre gravi violazioni durante il conflitto che si è scatenato nel Sud Sudan dal 2013. Più di 2 milioni di bambini sono stati costretti a lasciare le loro case, sia come rifugiati che sfollati.

«I bambini del Sud Sudan hanno già visto e vissuto violenze inimmaginabili. È a rischio la prossima generazione del Paese», ha detto Loha. «Il ciclo di violenza deve essere rotto. La pace in Sud Sudan, l’istruzione e l’uguaglianza di genere devono essere prioritarie per aiutare la generazione futura a costruire una nuova nazione».