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Non fatelo tornare in Vietnam

Più di 116.000 persone hanno sottoscritto l’appello di Stephen (nome di fantasia) per restare nel Regno Unito, la sua nuova patria. Questo ragazzo, oggi diciannovenne, era stato portato via dal suo paese di origine, il Vietnam, e impiegato dall’età di dieci anni in una fabbrica di cannabis in diverse zone della Gran Bretagna e infine nella contea di Durham, dove era stato sottoposto a ogni sorta di violenza, obbligato ad assumere droghe e bere alcolici, picchiato ed esposto a sostanze chimiche e alle minacce di altri trafficanti di droga.

Tre anni fa era stato finalmente sottratto ai suoi sfruttatori grazie all’intervento del reverendo anglicano David Tomlinson, vicario della chiesa di St John a Shildon, e di sua moglie Davina, che si sono presi cura di lui in questi anni così come hanno fatto con altri 65 giovani nel corso delle loro vite.

Lo hanno mandato a scuola e introdotto nella loro chiesa, di cui è diventato un membro molto attivo. Il ragazzo è molto riconoscente per quanto ha ricevuto e vorrebbe impegnarsi e lavorare per la comunità, la sua unica casa. Nel paese di origine infatti non ha più una famiglia, essendo stato abbandonato in un ospedale di Hanoi appena nato ed essendo la sua madre adottiva, che si occupò di lui fino all’età di otto anni, morta di cancro.

Sarebbe una storia a lieto fine, se alcuni mesi fa il segretario di Stato del Regno Unito non avesse comunicato che la sua domanda di asilo era stata rifiutata. Conseguenza, l’espulsione per questo ragazzo, che all’età di dieci anni, insieme ad altri tre bambini, aveva compiuto un viaggio di 3000 km (la maggior parte dei quali a piedi) attraverso l’Europa. Il punto cruciale è che secondo la segreteria di Stato, questo fatto dimostrerebbe una «notevole forza d’animo personale», come se il bambino si fosse messo in viaggio di sua spontanea volontà e non fosse invece stato vittima di un traffico internazionale.

Immediata è stata la risposta della Chiesa d’Inghilterra, che ha lanciato una petizione online per convincere Amber Rudd a ripensarci, e del vescovo di Durham, Paul Butler, che ha scritto una lettera di supporto alla causa di Stephen. Il giovane è comparso in questi giorni davanti al giudice ma solo nelle prossime settimane giungerà il verdetto, che Stephen e i suoi sostenitori temono sia negativo: per lui tornare in Vietnam vorrebbe dire ricadere nelle mani dei trafficanti e una morte sicura.

Il commento del rev. Tomlinson è stato molto accorato: «Sarebbe una palese e crudele ingiustizia avere permesso che Stephen fosse salvato e portato in un luogo protetto per poi espellerlo e mandarlo via».