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Sì, anche con Facebook possiamo testimoniare l’Evangelo

Per una volta, benché protestanti convinti, derogheremo al principio dell’aut aut e diremo et, et. Parliamo di strumenti comunicativi e dunque di media. L’avvento, in successione sempre più rapida, di nuovi strumenti legati a Internet (e addirittura le innovazioni all’interno stesso della categoria dei social network) e la loro altrettanto rapida popolarità non devono portarci a rinunciare agli strumenti preesistenti. Così l’informazione via web non porta necessariamente alla fine del giornale di carta; la possibilità di ascoltare trasmissioni in podcast non soppianta il palinsesto radiofonico strutturato in fasce orarie. Certo, però, in nessuno di questi ruoli ci si può improvvisare, ma vanno acquisite e fatte proprie nuove competenze.

Benvenuto è stato, dunque, il convegno organizzato dalla Commissione esecutiva del I Distretto delle chiese valdesi, sabato 3 febbraio a Torre Pellice («Se Gesù fosse su Facebook – comunicare attraverso i “social”: una sfida possibile per le chiese, tra teologia e tecnologie»): un’occasione per fare il punto, anche attraverso il racconto di esperienze pratiche, già in corso a più livelli nelle singole comunità locali e tramite gli strumenti canonici e consolidati (Riforma L’Eco delle valli valdesi, Radio Beckwith evangelica – RBE, ma anche il sito www.chiesavaldese.org).

I lavori sono stati aperti dalla relazione di Daniel Cassou, pastore dell’Eglise protestante unie de France di cui è responsabile per la comunicazione: lungi dall’avere una natura esclusivamente tecnica, il suo intervento ha fornito i presupposti teologici ed ecclesiologici che hanno spinto la sua chiesa (ma il discorso vale per tutte) verso un deciso salto di qualità nella dotazione di strumenti per la comunicazione. Il web e i social network – ha detto – sono dei nuovi «luoghi» della chiesa, ed è lì, in questi luoghi che sono riferimento per l’80% dei giovani, che bisogna andare loro incontro per testimoniare l’Evangelo. Naturalmente bisognerà avere ben chiaro, prima, quale immagine di Dio pensiamo di dover dare attraverso queste nuove forme, in un’epoca che se ne sente solamente sfiorata. Se c’è una forte assonanza anche etimologica tra comunione e comunicazione, bisogna ricordarsi che lo scopo finale è quello della relazione fra le persone. Come protestanti, per natura, siamo disponibili a «stare in rete» e, non secondario, siamo sempre stati disponibili a metterci in discussione.

La mattinata è proseguita con gli interventi di Matteo Scali (RBE), che ha fra l’altro illustrato le diverse maniere in cui le chiese locali organizzano il loro sito, avendo monitorato nell’arco di due mesi l’evolversi delle loro pagine web. Al termine dell’intervento sono state messe in evidenza quattro condizioni per operare produttivamente: un mandato preciso; persone formate allo scopo; l’individuazione di uno spazio/tempo adeguato, in un’epoca in cui tutto avviene sempre contemporaneamente; la disponibilità a fare rete. Alberto Bragaglia, metodista, giornalista in Rai, ha posto in rilievo il carattere provvisorio di ogni acquisizione che si fa in questo settore: ciò che sembra all’avanguardia può essere velocemente modificato ed evolversi aprendo nuove strade. Ma, tra vecchi e nuovi media, ciò che sopravvive come esigenza primaria, anche per una chiesa, è la capacità di fornire un messaggio breve e icastico, che lasci il segno nel lettore o ascoltatore, magari partendo dal racconto di un’esperienza concreta.

Il pomeriggio ha visto l’esposizione di una serie di pratiche: un canale youtube (il gruppo giovani di Pinerolo); una pagina Facebook (chiesa di San Secondo di Pinerolo); l’esperienza di registrazione dei culti, nell’ora del loro effettivo svolgimento (RBE); la registrazione di un culto tenutosi ad hoc per Protestantesimo; l’esperienza dell’Eco delle valli in distribuzione gratuita, supplemento mensile di Riforma. La discussione finale ha consentito a Daniel Cassou di trarre delle conclusioni prendendo spunto dall’ormai imminente 17 febbraio: nel 1848 – ha detto – avete utilizzato dei fuochi per comunicare da una località all’altra l’evento delle Lettere Patenti di Carlo Alberto. Gesti forti attendono oggi di essere comunicati, con qualsivoglia strumento. Naturalmente tutto questo impegno presuppone anche un’altra condizione, emersa nella discussione in gruppi: avere chiara una teologia da cui partire; dopodiché entrano in gioco i diversi strumenti con cui portare, dentro e fuori le chiese, la testimonianza all’Evangelo che tutti e tutte ci muove. Ora, dunque, tocca alle chiese.

Foto di Daniela Grill, Rbe