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Presbiteriani Usa: protezione ai siriani

La Chiesa presbiteriana americana (PcUsa) – insieme ad altri cinquanta gruppi di fede e organizzazioni per i diritti umani – ha  sollecitato il governo degli Stati Uniti ad estendere lo Status di protezione temporanea (Tps) alla popolazione siriana che, attualmente, vive e lavora legalmente nel paese.

Una richiesta che arriva in un momento particolare, infatti, le recenti disposizioni in materia, prese dall’amministrazione Trump, vanno in direzione opposta. Il governo ha deciso di revocare il «permesso temporaneo» a 200mila salvadoriani ospitati dopo il terremoto del 2001 e a 60mila haitiani arrivati in territorio americano dopo il tragico terremoto del 2010; ai quali scadrà il permesso nel 2019.

Il Dipartimento per la sicurezza nazionale (Dhs) dovrebbe prendere una decisione entro la fine del mese e, attraverso una lettera, i sostenitori della richiesta hanno ricordato al Dhs che «gli ospiti siriani sono diventati membri produttivi della società americana, che sono imprenditori innovativi e affermati, insegnanti preparati, professionisti che operano in svariati settori, che sono lavoratori solerti e che stanno contribuendo all’economia del paese, arricchendone il tessuto sociale, culturale e nazionale».

Il Dipartimento per la sicurezza nazionale aveva inserito la popolazione siriana nel Tps nel 2012, in risposta alle crescenti crisi umanitarie e alle continue violazioni dei diritti umani. Il dipartimento prese atto dell’uso eccessivo della forza, delle continue e arbitrarie condanne a morte, torture, perpetrate nei confronti di migliaia di siriani.

«Vi esortiamo – scrivono ancora i firmatari presbiteriani– a onorare l’impegno che avete preso e a proteggere la popolazione siriana, la più vulnerabili del mondo; la vostra mossa sarebbe coerente con gli interessi nazionali e in linea con le valutazioni che il nostro governo ha fatto sulla Siria».

Le Nazioni Unite stimano che oltre 500.000 siriani siano stati uccisi da quando è scoppiata la guerra sette anni fa, e 5,5 milioni si siano rifugiati nel mondo. Si ritiene altresì che 6 milioni siano sfollati proprio all’interno delle stessa Siria.

La lettera della chiesa presbiteriana ricorda infine che per i siriani, qualora venissero costretti a dover tornare nella regione devastata dalla guerra, «sarebbe impossibile sfuggire a nuovi attentati, assedi, attacchi di armi chimiche e che certamente, al loro rientro in patria, dopo aver cercato rifugio in altri paesi, non riceverebbero un caloroso benvenuto».

Infine la lettera sostiene che l’estensione del Tps garantirebbe ai siriani di poter restare in territorio americano «un luogo sicuro e legale dove poter risiedere finché la situazione in Siria non si sarà stabilizzata».

Lo staff della PcUsa, negli anni ha effettuato diversi viaggi nella regione siriana, inclusa la visita a Homs l’anno scorso «gran parte della città era ancora in macerie ma alcuni piccoli segnali di ripresa erano l’evidente tentativo della società civile di ricostruire le proprie vite».

Per ulteriori informazioni, visitare i siti:  Office of the General Assembly website e Presbyterian Disaster Assistance.