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Chiamati ad essere figli e figlie di Dio

Io canterò al Signore, perché è sommamente glorioso
Esodo 15, 1

Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo
I Giovanni 3, 1

 

La prima lettera di Giovanni contiene una lunga meditazione destinata a più chiese. I lettori sono cristiane e cristiani che vivono la loro fede fra numerose difficoltà, perché circondati da un ambiente spesso ostile. L’esortazione è frutto del gioioso stupore di essere amati da Dio; i problemi che li affliggono non possono soffocare la convinzione di essere al centro dell’attenzione benevola del Signore. Il mondo li considera dei perdenti privi di attrazione, perché non cercano il potere, non stimano la ricchezza, rifiutano le convinzioni religiose dominanti e si astengono dalla violenza: insomma, non si ricava alcun vantaggio a frequentarli.

Sono figli di Dio ma vivono nel mondo, anche se non ne seguono i principi di dominio oppressivo.

L’amore per il Signore dei figli di Dio è inscindibilmente unito all’amore per il prossimo, inoltre l’amore è manifestazione piena della realtà di Dio. Lo stile della I Giovanni è incalzante ed è un torrente di esortazioni e riflessioni sul primato dell’amore nella concretezza della quotidianità.

Essere figli di Dio rivela un’identità nuova e rivoluzionaria, perché la figliolanza descritta apre in questo mondo un orizzonte sul mondo di Dio: Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore (I Giovanni 4, 7-8). Dio, nostro Padre, rappresenta una genitorialità esemplare, caratterizzata dal dono della grazia in Gesù Cristo. Tutto il male è stato portato dal Cristo e a noi essere umani sono riservate le conseguenze di salvezza. Leggendo il versetto di oggi, siamo grandemente consolati, perché la nostra adozione di figli e figlie Dio l’ha marcata con un patto che resiste a ogni nostra avversità: Gesù Cristo morto e risorto.