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La irrevocabile grazia di Dio

Israele, tu sei il mio servo, ti ho scelto e non ti ho rigettato
Isaia 41, 9

I doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili
Romani 11, 29

 

Quei doni e quella vocazione irrevocabili di Dio, di cui parla l’apostolo Paolo, sono i doni e la vocazione che Dio ha rivolto a Israele. Questo è l’argomento sviluppato in lungo e in largo nel capitolo 11 della lettera ai Romani. Si tratta di doni e di vocazione o elezione che vanno ben al di là della fedeltà del popolo a cui vengono rivolti. Così come l’amore di Dio, cioè la sua agape per noi sue creature, non dipende dai nostri meriti, così l’elezione, secondo Paolo, viene fondata sulla libera e benevola volontà di Dio.

Tutta la storia biblica, dai fatti nell’Eden al Golgota, è storia di continue cadute e di continui interventi salvifici di Dio. Senza questi, la storia dell’umanità si sarebbe esaurita sotto l’albero della conoscenza del bene e del male. Ciò ci dice che Dio non si lascia bloccare dal peccato, ma gli interessa la storia che vuole costruire con noi. A Dio non interessa il fallimento e la morte, ma la vita. In questo si dimostra l’amore di Dio: il suo amarci per primo e senza tentennamenti.

Paolo ci prende per mano e ci conduce lungo quel sentiero in cui il principio guida non è la vendetta o la retribuzione per le opere compiute. Anche là dove si registrano delle cadute, Dio opera non per la punizione definitiva, ma per un nuovo inizio. La riconciliazione che Dio opera affonda le sue radici nel cuore di Dio stesso, ma spesso risulta incomprensibile. Nel sottolineare questo aspetto, a conclusione del capitolo, Paolo ha come un sospiro che gli sgorga dal cuore: «Oh, profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie» (v. 33).

Dio ha manifestato la sua immensa bontà, la sua grazia, nel darci un salvatore, il figlio di Maria e di Giuseppe, della discendenza di Davide, Gesù Cristo. In lui si riassumono i doni e la vocazione di Dio per tutte le sue creature, a cominciare da Israele. In lui la nostra salvezza è salda, non già per nostri meriti, ma per la grazia irrevocabile di Dio.