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Le questioni sessuali dividono i mennoniti statunitensi

La Conferenza mennonita di Lancaster (Lmc), la più grande fra le congregazioni mennonite degli Stati Uniti, ha ufficialmente sancito la propria separazione dalla comunità mennonita per disaccordi sui temi legati alla sessualità.
La Lmc, che conta 179 chiese fra Pennsylvania, Ohio e New York, aveva avviato il processo di disgiunzione dall’American Mennonite Church, organizzazione ombrello per le congregazioni, già nel 2015, dandosi come orizzonte temporale il 1° gennaio 2018.
E’ in particolare il tema del matrimonio a rappresentare il pomo della discordia fra le chiese americane, da quando nel 2015 la Corte Suprema ha legalizzato le unioni fra persone dello stesso sesso. La Lmc si oppone al matrimonio omosessuale al contrario della American Mennonite Church, che sta inoltre compiendo un percorso per l’accettazione di persone di qualsivoglia orientamento sessuale.
Senza per questo assumere posizioni particolarmente progressiste, in quanto anch’essa sostiene ufficialmente che il matrimonio sia l’unione di un uomo e una donna, e che l’omosessualità rappresenti un peccato. Ma negli ultimi anni varie brecce si sono aperte in questi monoliti. Non sono mancati dibattiti, dolorose lacerazioni, fughe in avanti e punizioni.
Varie sigle regionali hanno avviato percorsi nella comunità per giungere ad un accettazione ampia dei fedeli.
Ora l’addio dei mennoniti di Lancaster, a decimare ulteriormente la comunità statunitense che conta circa 80 mila membri, mentre a metà degli anni ’90 del Novecento il numero si aggirava attorno ai 200 mila fedeli.

I mennoniti costituiscono la più numerosa delle chiese anabattiste.
Ad oggi si contano più di un milione e mezzo di fedeli nel mondo, soprattutto negli Stati Uniti, sulle coste caraibiche in Honduras, in Paraguay (soprattutto tra i discendenti degli immigrati tedeschi), in Canada, in Africa e in India.

 

Foto: Bethesda Mennonite Church in Henderson, Nebraska, U.S.