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Diritto alla salute. Nuovo accordo tra Ospedale evangelico Villa Betania e “Medical Hope”

Arriva un nuovo e sostanziale sostegno al progetto di assistenza sanitaria “Medical Hope”, che opera all’interno di Mediterranean Hope – Programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei).

La Fondazione Evangelica Betania (che gestisce l’Ospedale evangelico Villa Betania a Ponticelli), da sempre impegnata nella promozione della tutela sanitaria ai migranti, ieri mattina 12 dicembre a Napoli ha assicurato il suo appoggio a “Medical Hope”.

Operativo in Libano, dove gli stranieri non hanno accesso al sistema sanitario pubblico, “Medical Hope” permette a diversi profughi bisognosi di cure, ma sprovvisti di ogni cosa, di ricevere terapie adeguate.

L’accordo sottoscritto tra il presidente della Fcei, pastore Luca Maria Negro, e il presidente della Fondazione evangelica Betania (Feb), Luciano Cirica, prevede – tra le altre cose – un contributo economico a favore delle attività di “Medical Hope”, e più precisamente teso all’acquisto di farmaci, al pagamento di prestazioni diagnostiche e specialistiche, nonché al pagamento di cicli di terapie e di ricoveri ospedalieri. Inoltre, con questo accordo, la Feb – attraverso le strutture dell’Ospedale – garantisce prestazioni dirette diagnostiche e terapeutiche per rifugiati che giungono in Italia con il progetto ecumenico dei “corridoi umanitari”, che tra i promotori vede la stessa Fcei.

Soddisfazione per questo nuovo accordo, che va a favore del diritto alla salute di chi altrimenti ne sarebbe sprovvisto, è stata espressa sia da Negro che da Cirica. «Ci consentirà di ampliare gli interventi nel quadro del progetto “Medical Hope” – ha spiegato Negro – potendo contare sull’esperienza professionale della Fondazione che da mezzo secolo opera a Napoli attraverso l’Ospedale evangelico Villa Betania, animata da profonde motivazioni evangeliche e con il convinto sostegno di 10 comunità protestanti dell’area napoletana». Per parte sua Cirica ha aggiunto: «E’ un segnale di solidarietà sanitaria verso i sofferenti stranieri, un riconoscimento del lavoro svolto dai corridoi umanitari, nonché un segno di speranza per future e più intense collaborazioni umanitarie assistenziali che sempre hanno caratterizzato la nostra esperienza di Ospedale evangelico».

Vedi qui il servizio su “Medical Hope” a cura della rubrica Protestantesimo-Raidue.