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«Dire Dio alle nuove generazioni»

«Dire Dio alle nuove generazioni» è il tema impegnativo del convegno interreligioso di Ecumenica, previsto per martedì 28 novembre a Torino (salone valdese, corso Vittorio Emanuele II 23, ore 18-21).

Da più di dieci anni Ecumenica è al servizio del dialogo interreligioso e culturale nella città, che riunisce in un confronto aperto le otto maggiori confessioni presenti.

Come spiega Paolo Ribet, pastore della chiesa valdese di Torino, tra gli organizzatori, negli anni i temi affrontati sono stati diversi (cibo, ambiente, ruolo delle donne,…): «Negli ultimi anni, partendo dall’anniversario della Riforma protestante, abbiamo voluto affrontare temi legati in qualche modo alla Riforma. Due anni fa abbiamo parlato della scelta: molti italiani scelgono di aderire a filosofie e religioni orientali, un ambito culturale totalmente diverso dal nostro, o all’islam. Non si tratta soltanto di passaggi all’interno del cristianesimo, ma di scelte culturali molto più ampie. Un altro tema era stato l’occidentalizzazione/orientalizzazione, il fatto che il pensiero religioso si sta in qualche modo mescolando».

Anche il tema scelto per quest’anno ha a che fare con il giubileo della Riforma?

«Lo scorso anno, all’inizio dell’anno delle celebrazioni, avevamo parlato delle tradizioni all’interno delle religioni, dicendo che per rispondere alle domande di oggi non si può semplicemente guardare alla tradizione della propria religione, anche per trovare una sicurezza e un’identità, ma le religioni per essere fedeli a se stesse devono cambiare. Proseguendo questa riflessione, ci siamo chiesti: visto che dobbiamo parlare alle nuove generazioni, come ci rivolgiamo a loro?»

A chi si rivolge l’incontro?

«Ci siamo rivolti in particolare a quanti hanno responsabilità nell’educazione in questo senso, insegnanti di religione o responsabili dei catechismi e della crescita religiosa nelle varie confessioni, ma anche movimenti giovanili, nella speranza che tanti giovani partecipino e portino la loro riflessione».

Come si strutturerà la serata?

«Abbiamo chiesto due interventi a una psicologa di Torino, Maria Varano, e a Claudio Paravati, direttore del mensile Confronti, attento ai temi del dialogo interreligioso, che è stato anche segretario della Federazione giovanile evangelica in Italia, e inoltre sta svolgendo un’inchiesta sulla fede dei giovani nelle comunità evangeliche.

Ci saranno poi interventi dal pubblico, sarà importante ascoltare esperienze e aspettative di persone coinvolte nel lavoro giovanile o dei giovani stessi. Saranno poi presenti i rappresentanti delle varie religioni che fanno parte del Comitato Interfedi, sotto la cui egida si svolgono questi incontri».

Come proseguirà la riflessione?

«Si potrà proseguire nella discussione in almeno tre ambiti: gli incontri di Ecumenica sono annuali, quindi l’anno prossimo si potrebbe riprendere il tema. Inoltre il Comitato interfedi potrebbe assumere su di sé le tematiche emerse e proseguire nella riflessione. Infine, noi abbiamo un archivio video degli incontri, chi è interessato può farne richiesta in modo che i vari gruppi possano continuare a discutere nelle rispettive sedi».

La scelta del titolo riflette uno sguardo al futuro…

«Da tempo volevamo riflettere su questo tema, anche pensando al fatto che molti sociologi, psicologi, filosofi, non particolarmente credenti, si accorgono di questa riscoperta di Dio.

Questo incontro è un po’ il prolungamento del giubileo della Riforma, per riflettere non soltanto su Lutero, ma sulla necessità di parlare di Dio a partire dai nuovi temi e linguaggi del mondo moderno. Un tema che andrà sviluppato nel prossimo futuro, a livello interreligioso e non soltanto all’interno delle nostre chiese. La mia impressione è che i fondamentalisti islamici (che fanno paura, perché sono violenti) siano una risposta impaurita ai nuovi linguaggi e alle nuove dimensioni del mondo moderno, secolarizzato, occidentalizzato. Persone impaurite dalla dimensione con cui devono confrontarsi si ritirano, leggendo in modo fondamentalista una tradizione del passato. Invece la predicazione di tutte le religioni non deve guardare al passato per cercare la sua identità, ma deve ricercare quest’ultima nel futuro. E spero che l’incontro del 28 novembre sia un passo verso il futuro».

 

Foto: First Presbyterian Church Edmond Nativity Play 2007, Oklahoma