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Le chiese invitano il Governo del Regno Unito a sostenere gli apolidi

L’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, e il rabbino Hershel Gluck, presidente del Forum arabo-ebraico insieme ad altri 110 leader religiosi hanno firmato una dichiarazione che esorta il Governo del Regno Unito a sostenere e a migliorare i diritti degli «apolidi», persone prive di qualunque cittadinanza.

La dichiarazione è stata resa pubblica durante la Settimana interreligiosa (12-19 novembre) che promuove buone relazioni e partnership tra persone di fedi e credenze molto diverse.

I firmatari, impegnati nella difesa dei diritti umani e nella promozione della dignità umana, chiedono al Governo britannico di rivedere le sue politiche nei confronti degli apolidi.

Gli «apolidi», persone che nessuno Stato, in base al proprio ordinamento, considera come proprio cittadino (art. 1 della Convenzione di New York del 1954), non possono lasciare il Regno Unito perché nessun paese le accetterebbe. Ma, senza status, non hanno il permesso di lavorare nel Regno Unito e rimangono esposti alla miseria, allo sfruttamento e alla detenzione. In tutto il mondo ci sono circa 10 milioni di persone «senza stato».

I leader religiosi, attraverso quest’iniziativa che fa parte della campagna #LockedInLimbo guidata dalla Rete europea sull’Apolidia, chiedono al Governo un impegno maggiore nell’accoglienza agli apolidi, e in particolare di fare propri cinque principi chiave:

1. Implementare una serie di alternative alla detenzione per garantire che gli apolidi non rimangano bloccati in un limbo semplicemente perché non hanno un paese verso il quale tornare.

2. Assicurare un’identificazione tempestiva laddove una persona sia priva di nazionalità e garantire che i detenuti abbiano pieno accesso alla procedura di determinazione dell’apolidia prevista nel Regno Unito.

3. Effettuare una valutazione di vulnerabilità individuale, come parte di ogni decisione di detenzione.

4. Facilitare l’integrazione nella comunità regolarizzando gli apolidi e concedendo loro un permesso di soggiorno e l’accesso facilitato alla naturalizzazione.

5. Migliorare il monitoraggio e la raccolta dati sull’apolidia, al fine di affrontare efficacemente il problema che deve essere compreso correttamente.

L’ex arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, ha affermato: «Questa è una dichiarazione significativa, che mostra il sostegno interreligioso agli sforzi globali per contribuire a porre fine all’apolidia e alla detenzione arbitraria ad essa associata. I gruppi di fede hanno un ruolo importante nel chiedere ai politici di dare priorità al benessere delle persone che affrontano emarginazione ed esclusione. È bello vedere così tanti leader religiosi affrontare questo tema preoccupante che colpisce milioni di persone in tutto il mondo».

Il rabbino Hershel Gluck, decorato con l’Ordine dell’Impero Britannico (OBE), presidente del Forum arabo-ebraico e presidente e fondatore del Forum ebraico-musulmano, ha aggiunto: «Non c’è dubbio che l’apolidia lasci le persone vulnerabili a rischio di essere dimenticate e abbandonate. Tutte le persone meritano di avere i loro diritti umani riconosciuti e rispettati, motivo per cui questa collaborazione di comunità multi-religiose è così importante».

Rappresentanti buddisti, cristiani di diverse denominazioni, indù, ebrei e musulmani hanno sostenuto la dichiarazione. Tra i firmatari: past. Derek Browning, moderatore dell’Assemblea Generale della Chiesa di Scozia; Bharti Tailor, vicepresidente di Religions for Peace UK; la past. Lorraine Mellor, presidente della Conferenza metodista, e il rabbino Aaron Goldstein, presidente della Conferenza dell’ebraismo rabbinico liberale. L’elenco completo dei firmatari è disponibile qui.

Immagine: By National Assembly for Wales – Flickr, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=22608649