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Un Pilastro per un’ Europa più solida e giusta

Venerdì 17 novembre, nel corso del Summit sociale che si è svolto a Göteborg in Svezia, i capi di governo dell’Europa e i vertici delle istituzioni del vecchio continente hanno varato il “Pilastro europeo dei diritti sociali”. Frutto di un lavoro durato oltre due anni, che ha visto coinvolti e consultati migliaia di attori che operano nel mondo dell’occupazione e del sociale, il Pilastro stabilisce 20 principi e diritti fondamentali per sostenere il buon funzionamento e l’equità dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale. L’intento è quello di farlo diventare il riferimento a livello continentale, armonizzando le differenze che oggi esistono fra nazione e nazione nelle politiche legate al lavoro.

I principi e i diritti sanciti dal pilastro sono articolati in tre categorie: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque e protezione e inclusione sociali. Fra i molti soggetti coinvolti nel processo di costruzione del testo, un ruolo importante hanno giocato anche gli organismi di chiesa, quali la Kek, Conferenza delle chiese europee, che infatti ne «saluta con gioia l’entrata in vigore», e al contempo «invita gli Stati a tradurre in azioni concrete i valori espressi». Anche Eurodiaconia, la rete europea di fornitori di servizi e Ong cristiane (tra cui la Diaconia Valdese) che offrono servizi sociali e sanitari, rende merito a questo importante traguardo. Eurodiaconia rappresenta le esigenze e le esperienze di 45 organizzazioni nazionali e regionali in 32 paesi europei. Tra dipendenti e volontari, impiega all’incirca 900.000 persone in ogni angolo del continente, e in vari paesi i suoi membri sono il primo o fra i primi fornitori di servizi sociali, garantendo servizi fondamentali per la società come ospedali, scuole, case di cura, centri per rifugiati e tanto altro.

Ne abbiamo parlato con Heather Roy, dal 2008 segretaria generale di Eurodiaconia:

Il Pilastro dei diritti sociali è stato adottato. Si tratta di un traguardo o di un nuovo punto di partenza?

Per la società civile il vertice di Göteborg rappresenta uno dei più grandi passi in avanti che l’Unione Europea abbia mai effettuato nel campo dei diritti sociali. Tuttavia penso sia importante comprendere che si tratti di un processo politico appena avviato. La sua adozione non comporterà alcun obbligo giuridico per gli Stati membri, quindi il vertice è (deve essere!) un punto di partenza. Questo è il motivo per cui il risultato più grande che ci si può attendere è un forte impegno da parte delle istituzioni europee e dei singoli paesi a lavorare per un Europa più equa. Ora ci aspettiamo sforzi da parte dell’Ue in tal senso, ed è per questo che abbiamo più volte invitato la Commissione Europea a monitorare l’attuazione dei principi contenuti nel Pilastro.

Pari opportunità, equità, protezione sociale e inclusione sono i principali campi di azione del Pilastro. Qual è il valore aggiunto che un’organizzazione come Eurodiaconia ha fornito al dibattito?

Come organizzazione basata sulla fede cristiana, il nostro lavoro si fonda sui valori di solidarietà, speranza, dignità, cura e giustizia. Penso che porre l’umanità, l’ascolto e la compassione al centro della nostra azione sia in netto contrasto con un mondo “orientato al cliente”, e sia questo a rendere diversi i nostri membri rispetto al resto dell’offerta sociale presente sul mercato. Negli ultimi 20 anni Eurodiaconia ha aiutato organizzazioni diaconali e fornitori di servizi sociali ad esser riconosciuti a livello europeo come attori essenziali nella società civile. Certo, non siamo immuni dalle nuove sfide e non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, ma sappiamo che i nostri valori saranno la nostra àncora e al tempo stesso il nostro contributo alla costruzione dell’Europa per i prossimi anni. Si tratta di una chiamata alla solidarietà cui le organizzazioni e le chiese cristiane devono continuare a rispondere, al fine di rendere più umana la nostra società e assicurare che le ingiustizie siano cancellate.

Lavorare in maniera dignitosa e giusta: pare che finalmente i leader dell’UE abbiano compreso di doversi occupare di ciò. Qual è il ruolo che le chiese e le organizzazioni cristiane possono ricoprire in materia?

Ovviamente in quanto parte della società civile accogliamo con favore la rinnovata attenzione riservata all’occupazione di qualità quale strumento per ridurre la disuguaglianza nel continente. I membri di Eurodiaconia, e fra questi la Diaconia Valdese, sono partner chiave nella lotta alla disoccupazione attraverso la formazione e attraverso la creazione di progetti comunitari. Grazie alla nostra esperienza quotidiana di incontro con chi affronta la mancanza di lavoro e l’esclusione sociale facciamo costantemente appello alle istituzioni europee, nazionali e locali, affinché garantiscano che vengano intraprese riforme strutturali al fine di creare mercati del lavoro più accessibili e redditi più equi. In quanto organizzazioni cristiane crediamo che sia parte della nostra missione parlare e agire esprimendo il nostro impegno per la giustizia sociale. Non ci può essere giustizia sociale senza impiego equo, che può essere raggiunto solamente superando il modello attuale fondato sullo sfruttamento e sullo sviluppo insostenibile.

Nel dibattito sinodale in seno al mondo valdese e metodista emergono a volte i commenti di chi ammira il lavoro della Diaconia, ma ne rimarca la distanza “con il resto della chiesa”. Quali sono i suoi pensieri in merito?

La Diaconia è parte della missione della chiesa e dovrebbe venir vista come un’espressione della nostra adorazione e della nostra lode a Dio. Dobbiamo incrementare il lavoro, sia teologicamente che in pratica, per portare la Diaconia ancora di più al centro della nostra missione. Ecco perché sosteniamo lo studio e la ricerca teologica sulla Diaconia: per rafforzare la sua comprensione liturgica e le sue applicazioni concrete.

Venerdì 17 novembre, nel corso del Summit sociale che si è svolto a Göteborg in Svezia, i capi di governo dell’Europa e i vertici delle istituzioni del vecchio continente hanno varato il “Pilastro europeo dei diritti sociali”. Frutto di un lavoro durato oltre due anni, che ha visto coinvolti e consultati migliaia di attori che operano nel mondo dell’occupazione e del sociale, il Pilastro stabilisce 20 principi e diritti fondamentali per sostenere il buon funzionamento e l’equità dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale. L’intento è quello di farlo diventare il riferimento a livello continentale, armonizzando le differenze che oggi esistono fra nazione e nazione nelle politiche legate al lavoro.

I principi e i diritti sanciti dal pilastro sono articolati in tre categorie: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque e protezione e inclusione sociali. Fra i molti soggetti coinvolti nel processo di costruzione del testo, un ruolo importante hanno giocato anche gli organismi di chiesa, quali la Kek, Conferenza delle chiese europee, che infatti ne «saluta con gioia l’entrata in vigore», e al contempo «invita gli Stati a tradurre in azioni concrete i valori espressi». Anche Eurodiaconia, la rete europea di fornitori di servizi e Ong cristiane (tra cui la Diaconia Valdese) che offrono servizi sociali e sanitari, rende merito a questo importante traguardo. Eurodiaconia rappresenta le esigenze e le esperienze di 45 organizzazioni nazionali e regionali in 32 paesi europei. Tra dipendenti e volontari, impiega all’incirca 900.000 persone in ogni angolo del continente, e in vari paesi i suoi membri sono il primo o fra i primi fornitori di servizi sociali, garantendo servizi fondamentali per la società come ospedali, scuole, case di cura, centri per rifugiati e tanto altro.

Ne abbiamo parlato con Heather Roy, dal 2008 segretaria generale di Eurodiaconia:

Il Pilastro dei diritti sociali è stato adottato. Si tratta di un traguardo o di un nuovo punto di partenza?

Per la società civile il vertice di Göteborg rappresenta uno dei più grandi passi in avanti che l’Unione Europea abbia mai effettuato nel campo dei diritti sociali. Tuttavia penso sia importante comprendere che si tratti di un processo politico appena avviato. La sua adozione non comporterà alcun obbligo giuridico per gli Stati membri, quindi il vertice è (deve essere!) un punto di partenza. Questo è il motivo per cui il risultato più grande che ci si può attendere è un forte impegno da parte delle istituzioni europee e dei singoli paesi a lavorare per un Europa più equa. Ora ci aspettiamo sforzi da parte dell’Ue in tal senso, ed è per questo che abbiamo più volte invitato la Commissione Europea a monitorare l’attuazione dei principi contenuti nel Pilastro.

Pari opportunità, equità, protezione sociale e inclusione sono i principali campi di azione del Pilastro. Qual è il valore aggiunto che un’organizzazione come Eurodiaconia ha fornito al dibattito?

Come organizzazione basata sulla fede cristiana, il nostro lavoro si fonda sui valori di solidarietà, speranza, dignità, cura e giustizia. Penso che porre l’umanità, l’ascolto e la compassione al centro della nostra azione sia in netto contrasto con un mondo “orientato al cliente”, e sia questo a rendere diversi i nostri membri rispetto al resto dell’offerta sociale presente sul mercato. Negli ultimi 20 anni Eurodiaconia ha aiutato organizzazioni diaconali e fornitori di servizi sociali ad esser riconosciuti a livello europeo come attori essenziali nella società civile. Certo, non siamo immuni dalle nuove sfide e non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, ma sappiamo che i nostri valori saranno la nostra àncora e al tempo stesso il nostro contributo alla costruzione dell’Europa per i prossimi anni. Si tratta di una chiamata alla solidarietà cui le organizzazioni e le chiese cristiane devono continuare a rispondere, al fine di rendere più umana la nostra società e assicurare che le ingiustizie siano cancellate.

Lavorare in maniera dignitosa e giusta: pare che finalmente i leader dell’UE abbiano compreso di doversi occupare di ciò. Qual è il ruolo che le chiese e le organizzazioni cristiane possono ricoprire in materia?

Ovviamente in quanto parte della società civile accogliamo con favore la rinnovata attenzione riservata all’occupazione di qualità quale strumento per ridurre la disuguaglianza nel continente. I membri di Eurodiaconia, e fra questi la Diaconia Valdese, sono partner chiave nella lotta alla disoccupazione attraverso la formazione e attraverso la creazione di progetti comunitari. Grazie alla nostra esperienza quotidiana di incontro con chi affronta la mancanza di lavoro e l’esclusione sociale facciamo costantemente appello alle istituzioni europee, nazionali e locali, affinché garantiscano che vengano intraprese riforme strutturali al fine di creare mercati del lavoro più accessibili e redditi più equi. In quanto organizzazioni cristiane crediamo che sia parte della nostra missione parlare e agire esprimendo il nostro impegno per la giustizia sociale. Non ci può essere giustizia sociale senza impiego equo, che può essere raggiunto solamente superando il modello attuale fondato sullo sfruttamento e sullo sviluppo insostenibile.

Nel dibattito sinodale in seno al mondo valdese e metodista emergono a volte i commenti di chi ammira il lavoro della Diaconia, ma ne rimarca la distanza “con il resto della chiesa”. Quali sono i suoi pensieri in merito?

La Diaconia è parte della missione della chiesa e dovrebbe venir vista come un’espressione della nostra adorazione e della nostra lode a Dio. Dobbiamo incrementare il lavoro, sia teologicamente che in pratica, per portare la Diaconia ancora di più al centro della nostra missione. Ecco perché sosteniamo lo studio e la ricerca teologica sulla Diaconia: per rafforzare la sua comprensione liturgica e le sue applicazioni concrete.