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«Non sapevo… Nessuno potrà più dirlo»

«Il libro “Disegni dalla frontiera” nasce da un percorso di emozioni, racconti, storie e i fatti che ho potuto osservare, vivere e raccogliere da un punto di osservazione “privilegiato” come l’isola di Lampedusa. Senza quest’isola non avrei trovato la forza necessaria per comporre graficamente il racconto dei migranti», dice a Riforma.it Francesco Piobbichi, l’operatore del progetto Mediterranean Hope (Mh) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), disegnatore e curatore del libro che illustra i primi quattro anni di lavoro e attività sull’isola siciliana e di impegno biennale in Libano nel progetto ecumenico dei «Corridoi umanitari».

In questi giorni Piobbichi è in tournée e gira l’Italia per portare nelle scuole, nelle chiese, nei centri culturali e sociali «una narrazione diversa» delle migrazioni, lo fa grazie ai  suoi disegni e attraverso le parole, appropriate, che ha potuto raccogliere nelle occasioni di incontro con persone giunte in Italia, attraverso i pericolosi viaggi nel mar Mediterraneo, e accolte dagli operatori di Mh al molo Favarolo o nella Casa/Osservatorio che la Fcei ha aperto sull’isola.

«Punti di vista e impressioni che ho cercato di riassumere nei miei disegni. Alcuni persone – prosegue Piobbichi –, parlando dei miei lavori, sostengono che vi sia una certa “dissonanza” tra i colori molto vivaci, solari e intensi che utilizzo e ciò che invece rappresento; la rabbia che provo per le ingiustizie passa, invece, proprio nel tratto veloce delle penne che utilizzo. In questo modo cerco di dare rilievo alle storie drammatiche che mi sono state raccontate; tragedie e situazioni – prosegue Piobbichi – che ho potuto vedere anche con i miei occhi».

Edito dall’Editrice Claudiana – editrice protestante italiana –  il volume contiene anche le traduzioni dei testi in inglese a cura di Duncan Hanson. Un’opera che l’autore ha voluto dedicare a suo figlio Giovanni e che propone al lettore 59 immagini con relativi testi brevi che vanno dal Canto della sirena dell’Occidente, al Vento, ad Anna Frank in ogni barcone, alla Passione di Cristo a Tutto il peso dell’Ingiustizia sul corpo delle donne.

Il libro si conclude con un invito alla libertà attraverso l’immagine titolata Freedom, proprio «perché ci sono racconti che non devono perdersi; ci sono situazioni che non possono essere taciute e buoni esempi che invece devono passare alla storia». Il tratteggio mostra dieci ragazze e ragazzi eritrei intenti a manifestare e gridare inneggiando alla libertà e che si riufiutano di lasciare le proprie impronte digitali, per non dover rimanere nel limbo atemporale dell’isola.

Piobbichi presenta le sue creazioni in occasione di diverse iniziative pubbliche nelle quali proietta le immagini e «dove – prosegue l’operatore di Mh – il disegno è solamente una parte del racconto. La formula alla quale credo di ispirarmi è quella dei cantori siciliani, quei cantastorie con la passione civile come Ciccio Busacca, per fare un solo esempio, rappresentanti di una narrativa schietta e popolare che veniva proposta anche nelle strade e nelle piazze attraverso la canzone. Il tentativo è quello di entrare al cuore delle persone. Provo a farlo in un momento difficile e dove altri “sulla frontiera”  parlano “alla pancia” della società, istigando all’odio e a nuove forme di razzismo e d’intolleranza, suscitando i peggiori istinti degli esseri umani come l’egoismo e la paura».

Un viaggio in un certo senso «didattico – prosegue Piobbichi –, in quanto lo sguardo complessivo dev’essere rivolto al futuro; è per questo motivo che in occasione della presentazione del libro, spesso mi confronto con i giovani di diverse scuole. Ai ragazzi ricordo sempre che siamo dentro “alla stessa barca” e che le migrazioni alle quali stiamo assistendo sono parte della nostra umanità; dunque, in quanto esseri umani, abbiamo tutti il diritto di essere accolti. Solo salvaguardando questo diritto un domani potremo usufruirne anche noi. Ciò che avverrà nel futuro, come cambierà il clima o l’assetto mondiale, quali altre guerre dovremo assistere o subire, non ci è dato di saperlo. II nostro mondo è piccolo e prima o poi ci si incontra».

Lo studio grafico dell’autore rapresenta un viaggio tra presente e memoria, ricorda, proprio perché è importante che «le storie non si perdano». Il ricavato, poi, è destinato al progetto Mh «operiamo sul terreno della comunicazione per far giungere messaggi importanti in modo divulgativo. Dunque, cerchiamo di legare la comunicazione sociale alla pratica».

La raccolta di disegni e di storie, in realtà, è un progetto più complesso e articolato: «un incontro famigliare, un intreccio di vite», e anche una mostra diffusa su territorio nazionale. I disegni, ricorda ancora l’autore, «possono essere letti come dei tarocchi, come carte prese singolarmente o interpretate nel loro insieme e susseguirsi; perchè è importante tenere sempre in considerazione il contesto e l’evolversi di ciò che ci accade intorno».

La presentazione del volume ha toccato diverse città italiane e nei prossimi mesi sono previsti altri 25 incontri «non possiamo limitarci a raccontare gli effetti del fenomeno migratorio – ricorda l’autore -, oggi è necessario comprenderne a fondo le cause. Costruire un ragionamento anche sulle nostre responsabilità».

Un’analisi profonda e ben chiara alla Fcei che ha dato vita al progetto ecumenico dei Corridoi umanitari insieme alla Comunità di sant’Egidio e alla Tavola valdese. «Dalla drammaticità di ciò che stavamo assistendo siamo passati all’azione e all’esempio. I “Corridoi umanitari” sono un esempio di azione politica e di come sia possibile salvare le persone in tutta sicurezza e legalità; l’iniziativa è stata sostenuta, sin dall’inizio, “dalla base” con una capacità di azione e di analisi talvolta superiore a quella di tanti governi. Un’iniziativa in grado di denunciare anche l’indifferenza, un atteggiamento grazie al quale, in molti, troppi, si sono limitati ad “osservare” il morire più di trentamila persone nel mar Mediterraneo».

«Disegni dalla frontiera» mette tutti noi di fronte alle responsabilità indivuduali e comuni perché, ricorda infine Piobbichi, «nessuno potrà dire di non aver saputo cosa stava accedendo nel mondo. Noi stiamo dando un nome ai morti rendendogli giustizia almeno di fronte alla storia. Mettiamo i migranti al centro perché siamo convinti che, un giorno, saranno loro a parlare direttamente; operiamo affinché le tante Anna Frank che oggi viaggiano nei barconi possano consegnare ai posteri i loro diari, che saranno memoria viva. Nessuno potrà dire un giorno “io non sapevo nulla di quella tragedia”. Tutti noi sappiamo e possiamo scegliere da che parte stare».

Le prossime date di presentazione del volume, dopo Viareggio, Pinerolo, Torino, Scicli e Barcellona Pozzo di Gotto, toccheranno Brescia e Cremona.